Wharfedale è un produttore inglese di diffusore acustici
ormai decisamente conosciuto in Italia. Se la qualità di realizzazione è stata
fino ad ora una costante, non si può dire che il marchio abbia un suono
caratteristico (sebbene ogni modello ascoltato nello showroom Consound sia
sempre entrato a pieno titolo nella generale correttezza) e queste Aura lo
testimoniano. Seguono i testi che si rifanno alla prova condotta dal Prof sul
canale You Tube Consound e ulteriori commenti integrativi.
SEGUONO LE NOTE DEL PROFESSORE.
Diffusori Wharfedale Aura 3.
Ascolti effettuati a marzo, con clima caldo per la stagione
(tutto relativo: caldo in confronto alle temperature a cui eravamo abituati in
marzo 20 o 30 anni fa) e asciutto. Diffusori nuovi; rodati il minimo possibile
e probabilmente bisognosi di un ulteriore periodo di riscaldamento e
assestamento.
Commenti di tipo soltanto “pratico” sui diffusori Wharfedale
Aura 3.
Ecco una coppia di diffusori relativamente nuovi – presentati forse un anno fa o poco più – di un blasonatissimo marchio inglese, che si presentano in modo assolutamente eccezionale nella loro classe di prezzo. Si tratta di diffusori da pavimento a 3 vie con doppio woofer, in bass reflex verso il basso, con tweeter AMT e i restanti altoparlanti in fibra di vetro nera. Il prezzo di listino di questi diffusori è di circa 3000 Euro. La Wharfedale segnala una sensibilità di 88 dB/1W/1m e una impedenza media di 6 Ohm, aggiungendo una misteriosa nota in parentesi “8W compatible”, e meno male, dico io, pur non capendo con precisione il significato della nota. Chi desiderasse informazioni specifiche riguardo la costruzione e la componentistica di questi diffusori, come di qualsiasi altro prodotto di cui a noi è possibile solamente proporre poche essenziali impressioni di ascolto, è pregato di cercare in internet, dove con un minimo di pazienza è ormai possibile trovare di tutto.
Gli Aura 3 sono il modello subito sotto al top della gamma
Aura; appoggiano su una bella e solida base in apparenza di metallo lucido che
scarica il peso a terra tramite quattro (purtroppo, per come la penso io)
grandi punte con altezza regolabile e dall’aspetto rassicurante. La sezione
trasversale degli Aura 3 è all’incirca trapezoidale con gli spigoli
arrotondati. Questi diffusori sono piuttosto ingombranti, essendo alti più di 1
metro, e non sarà per tutti facile inserirli in ambienti domestici magari ristretti
o limitati da arredamento o altro. I morsetti per i cavi di potenza sono
predisposti per il biwiring; sembrano di buona qualità ma soprattutto sono
disposti in maniera veramente egregia, perché sono bensì collocati in linea uno
sopra l’altro a poca distanza fra loro, ma ciascun morsetto è angolato di circa
30 gradi rispetto al piano verticale ortogonale alla schiena del diffusore, col
primo a +30 gradi, il secondo a -30, il terzo a +30 e il quarto a -30 (i segni
più e meno sono solo relativi, ovviamente). In questo modo si riesce a lasciare
tutto lo spazio necessario anche a cavi molto spessi con connettori voluminosi
senza porre troppa distanza fra i morsetti stessi. La cosa che maggiormente
colpisce degli Aura 3, a prima vista ma anche dopo un po’ che li si maneggia, è
l’eccellente livello di finitura, almeno nella versione walnut che avevamo a
disposizione, e l’eccellente aspetto estetico in generale, aiutato dal sempre
molto tecnologico tweeter AMT ma anche dai midrange e woofer, che si presentano
in modo molto professionale. Per il loro costo questi diffusori hanno un
aspetto eccezionale, e danno parecchia soddisfazione estetica e persino
tattile: tutto è rifinito in modo egregio, tutto sembra molto curato e molto
ben assemblato. Noi abbiamo utilizzato gli Aura 3 con cablaggio singolo, e
abbiamo connesso fra loro i doppi morsetti con uno spezzone di un buon cavo di
potenza disponibile in negozio, senza utilizzare i ponticelli in dotazione. Le
caratteristiche di targa di questi diffusori non ci hanno messo ansie
particolari circa l’accoppiamento con le elettroniche, e abbiamo deciso di
restare al di sopra di ogni sospetto utilizzando due integrati – disponibili al
momento degli ascolti e comodi da collegare – dal prezzo di listino
praticamente doppio di quello dei diffusori e di potenza nominale pari
rispettivamente a 75 e 100 W su 8 Ohm. Nella pur grande saletta di ascolto di
Consound non abbiamo avuto alcun problema di pilotaggio anche a volumi
veramente elevati. La collocazione in ambiente non ha presentato difficoltà
particolari, ma ormai abbiamo una pratica piuttosto lunga del nostro locale di
ascolto e sappiamo bene cosa ci interessa maggiormente nella riproduzione
musicale in stereofonia. Questi diffusori sono stati collocati, come la maggior
parte degli altri che abbiano ascoltato in passato, a circa un terzo della
lunghezza della saletta e rivolti verso la parete più vicina e quindi con molto
più spazio alle spalle che di fronte; erano a circa un paio di metri di
distanza fra loro, a poco più di un metro dalle pareti laterali e a un metro e
mezzo circa dal punto di ascolto, leggermente angolati verso il centro.
Impressioni generali sul suono dell'impianto nel locale
d'ascolto.
Abbiamo ascoltato questi diffusori a valle di una catena con
sorgente solo digitale, costituita da streamer, DAC e integrati tutti
dall’eccellente rapporto qualità/prezzo. Lo streamer era pilotato da Roon per
ascoltare soltanto files a risoluzione non minore di 44.1/16, quindi non
inferiore al CD standard, contenuti nell’hard disk di un server dedicato, con
alimentazione esterna audiophile. Abbiamo avuto il tempo di utilizzare, assieme
ai Wharfedale, un paio di convertitori e un paio di amplificatori integrati, e
soprattutto di confrontare le nostre sensazioni all’ascolto delle Aura 3 con
quelle relative all’inserimento, nelle stesse catene audio, di diffusori
tedeschi da pavimento a 3 vie e dal prezzo analogo a quello degli inglesi. Come
detto all’inizio, i Wharfedale ci sono arrivati nuovi e imballati, e per le
prime ore del loro ascolto non ci siamo granché preoccupati del suono
relativamente povero e finanche inscatolato che ne usciva. D’altra parte non
abbiamo nemmeno avuto il tempo per effettuarne un rodaggio completo, come
purtroppo ci succede sempre quando ascoltiamo prodotti che ci arrivano nuovi di
fabbrica. Può quindi benissimo darsi che parte delle sensazioni di cui
riferiamo qui di seguito possa essere in qualche modo legata alla giovinezza
dei componenti di questi diffusori. La disposizione in ambiente ha da subito
permesso di ottenere una scena acustica molto soddisfacente, anche se non ai
vertici assoluti della categoria, per la classe di prezzo. A noi piace
soprattutto la profondità del soundstage, e se ci si può permettere di lasciare
spazio dietro i diffusori, e se naturalmente tutta la catena audio, ma
soprattutto la registrazione lo consentono, la profondità fornita dagli Aura 3
appare veramente notevole, così come la precisione dei contorni di voci e
strumenti, la messa a fuoco, il contrasto fra musica e silenzi, la dinamica. In
particolare in questi diffusori si apprezza il livello di microdettaglio e la
ricchezza di informazioni, quasi esagerata, in fascia medioalta, probabilmente
per merito dei componenti AMT. In termini di timbrica, invece, abbiamo avuto
una certa sorpresa, forse derivante anche dal fatto che in passato avevamo
fatto l’orecchio al suono fornito dai Wharfedale Evo 4.4. La serie Evo ci aveva
colpito per una certa tendenza a privilegiare il calore, nella timbrica. Questi
Aura sembrano funzionare proprio al contrario, almeno nel nostro ambiente e con
le nostre elettroniche. All’inizio avevamo inserito nella catena un DSP tarato
esclusivamente per ridurre le risonanze proprie del locale di ascolto, tutte
localizzate in fascia bassa e medio bassa: in presenza del DSP abbiamo ottenuto
un suono addirittura troppo povero, troppo privo di corpo e di calore, anche
rispetto ai diffusori di confronto, e abbiamo subito deciso di farne a meno. La
situazione senza DSP, con gli Aura 3, è subito migliorata, e il loro suono è
subito apparso più equilibrato, anche se comunque sempre relativamente leggero
in gamma mediobassa. Senza DSP i diffusori di confronto, pur continuando a
suonare in modo sostanzialmente valido ed equilibrato, hanno invece iniziato a
eccitare in modo fastidioso i modi propri del nostro ambiente di ascolto, anche
a volumi “normali”, rendendo il confronto poco credibile. I Wharfedale, col
loro litraggio e il loro doppio woofer, sono in grado di scendere parecchio in
frequenza, si badi bene; soltanto sembrano fornire un contenuto in banda
mediobassa leggermente ridotto rispetto alle medie e alle alte, il che può
essere perfetto in alcune circostanze, ma terribile in altre, e in ogni caso
molto dipendente dai gusti individuali. Chi ama un suono molto corposo e caldo
a nostro avviso deve stare alla larga da questi diffusori – sempre ricordando
il dubbio sul tempo di rodaggio necessario a stabilizzare la situazione; chi
invece predilige il dettaglio e la presenza senza avere la necessità di molta
sostanza sul mediobasso troverà ciò che desidera con gli Aura 3. Potremmo
addirittura sospettare – ma qui proponiamo veramente un azzardo del tutto
gratuito – che i progettisti di questi diffusori abbiano deciso di lavorare in
modo da equilibrare con la risposta in frequenza i difetti nella risposta degli
ambienti di ascolto più comuni fra gli audiofili medi, magari proprio inglesi:
questi Aura 3 sono i diffusori che meno hanno messo in crisi la nostra saletta,
a qualsiasi volume, anche se, almeno per i nostri gusti, al costo di risultare
un filino troppo leggeri su una banda di frequenze abbastanza estesa. Questa
sensazione è rimasta invariata anche sostituendo amplificazione e conversione; al
tempo stesso i diffusori tedeschi di confronto sono risultati più equilibrati
come risposta in frequenza, altrettanto se non forse persino più validi nel
ricostruire una scena acustica di vaste dimensioni, al prezzo tuttavia di
eccitare con molta più facilità le frequenze di risonanza della nostra saletta,
che pure è corretta a priori con un bel numero di trappole acustiche accordate
sui modi propri che abbiamo misurato e identificato. Bella l’alta fedeltà … un
colpo al cerchio e uno alla botte, verrebbe da dire. Ma uno degli aspetti più
intriganti di questa nostra passione è che ciascuno, con una adeguata
preparazione o appoggiandosi a persone adeguatamente preparate – e in questo
secondo caso pagandone i servizi, vorrei aggiungere, perché spesso gli appassionati
sembrano dimenticarsi che non vanno pagati solo i prodotti, ma anche i servizi,
e quindi che non è corretto esigere servizi ma poi pretendere i prezzi di
internet per i prodotti –, ciascuno, dicevo, può andare incontro ai propri
gusti e alle proprie esigenze. Questi Aura 3 non ci sono sembrati adatti a
tutti i gusti e a tutte le esigenze, ma riteniamo che possano piacere parecchio
a una discreta fascia di ascoltatori, e forse finanche risolvere un po’ di
problemi a chi rifiuta categoricamente (ce ne sono veramente tanti di costoro)
di intervenire o sul segnale o sull’ambiente nonostante ascolti disastrosi
proprio per colpa dell’ambiente in cui magari si siano inseriti impianti audio
da centinaia di migliaia di Euro.
Conclusioni.
Diffusori dal bellissimo aspetto, dall’ottima costruzione,
diremmo quindi dall’eccellente rapporto qualità/prezzo, ma non per tutti i
gusti dal punto di vista timbrico, almeno per quel che abbiamo potuto rilevare
durante i nostri ascolti, necessariamente limitati nel tempo. Dopotutto non
siamo giornalisti specializzati di riviste di alta fedeltà … in Consound si
forniscono prodotti audio e soprattutto si forniscono servizi per audiofili: la
misura della risposta acustica del locale di ascolto di ciascun cliente che ne
faccia richiesta; la conseguente proposta e implementazione di eventuali
correzioni che risultassero necessarie; l’assistenza – lunga, complessa,
faticosa, spesso frustrante – nell’assemblare al meglio o nell’aggiornare i
diversi componenti delle catene audio; la garanzia di una solida assistenza
post vendita; la possibilità di ritirare e/o permutare l’usato alle condizioni
più ragionevoli: e così via. Il tempo per ascoltare prodotti, individuare
quelli che per un motivo o per l’altro ci sembrano particolarmente
interessanti, e infine per mettere nero su bianco le nostre sensazioni (per non
parlare dei video che cerchiamo di pubblicare, in parallelo) … ebbene, questo
tempo per noi è veramente limitato, e ci scusiamo senz’altro, sia con i produttori/distributori
che con gli ascoltatori, se alcune nostre opinioni risultassero in parte o del
tutto prive di fondamento. Proviamo comunque a essere sempre obiettivi e
sinceri, nei limiti di quanto permesso dall’argomento, che in realtà è quanto
di più soggettivo si possa pensare; a questo riguardo invitiamo sempre chi ci
legge o chi ci guarda in video a sottoporci commenti e ad aprire discussioni,
possibilmente utili a tutti gli appassionati e non solo a scopo di sterile
polemica. Con questi Wharfedale Aura 3 abbiamo avuto la netta sensazione di una
forte impostazione timbrica a vantaggio del dettaglio e della ricchezza di
particolari ma a scapito del calore e della corposità: molto bene per chi ha
interessi e gusti allineati a questa impostazione, perché a tutti costoro
converrà senz’altro provarne un ascolto e poi stabilirne le relative
impressioni.
Impianto audio formato da:
• server Roon per i files audio senza DSP interno; server
dedicato con
alimentazione esterna Keces P14
• streamer 3D Lab Nano Player Sonata V5
• DAC Merason Frerot e North Star Excelsio
• cavi digitali coassiali Thender
• cavi di segnale Audioquest Diamond rca
• cavi di potenza MIT SL6 integrato Audia Flight One e LFD
NCSE Mk1
• diffusori di confronto: Audio Physic Classic 8.
Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura,
pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD,
Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del
locale in generale (ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di
ascoltarci) tendente all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali
attorno ai 100 Hz.
Diffusori collocati a circa un quarto della lunghezza della
stanza, a circa 1.5 metri dalla posizione di ascolto e a circa 100 cm dalle
pareti laterali. Decisamente orientati verso il punto di ascolto.
ULTERIORI COMMENTI DI STEFANO
Le Wharfedale Aura 3 sono diffusori dinamici da pavimento a
3 vie dotati 2 woofer da 165 mm, 1 Midrange da 130 mm e che utilizzano un
tweeter a diaframma piegato che si estende fino a 36 kHz. Il costruttore
dichiara una risposta in frequenza che va da 30 Hz a 36 kHz, un’impedenza
(nominale aggiungo io) di 8 ohm, una sensibilità di 88 dB, dimensioni (LxHxP)
di 200 x 1000 x 300 mm e un peso di 18 kg.
Da segnalare i coni in fibra di vetro intrecciata che il
costruttore ha implementato per offrire una risposta in frequenza precisa e una
bassa distorsione. Attenzione particolare è stata posta anche al cabinet in
legno sandwich che riduce le risonanze e le vibrazioni indesiderate.
Il costruttore dichiara inoltre l’utilizzo di un sistema
bass reflex SLPP (Slot-Loaded Profiled Port) che migliora l'estensione dei
bassi.
Rispetto alla serie EVO qui siamo ad un livello decisamente
superiore, in tutto.
Anche i prezzi ovviamente testimoniano la diversa categoria
sebbene, guardando questa versione in legno laccato, personalmente non riesco a
capire come siano riusciti a contenere il prezzo di listino a poco più di 3000
euro offrendo un tale (squisito) livello di realizzazione del mobile. Ricordo
nulla a questa cifra e di queste dimensioni che ci si avvicini, davvero!
Le tedesche Audio Physic Classic 8 (di costo di poco
inferiore), pur solide e ottimamente realizzate, vicino a questa finitura delle
Aura 3 appaiono economiche al confronto. Dal punto di vista estetico ovviamente
è una questione di gusto personale e inoltre io accetterei un prodotto
esteticamente sgradevole a favore della prestazione sonica ma in questo caso
particolare è giusto evidenziare che viste dal vivo, per quanto mi riguarda, le
fattezze di questo mobile non hanno eguali sul mercato in questa fascia di
prezzo.
Ma passiamo alle prestazioni soniche.
Di fatto l’analisi del Prof. è già esaustiva ma penso sia il
caso di fare qualche precisazione soprattutto considerando il panorama dei
potenziali clienti che, devo ammettere, in alcuni casi non hanno la mia
scaletta di priorità e comunque tra di loro hanno visioni molto variegate.
La mentalità sviluppata nell’ultimo trentennio del secolo
scorso non permette a molti appassionati di usufruire delle enormi possibilità
di miglioramento della qualità di ascolto oggi ottenibile grazie agli
interventi compensativi sul segnale. Questa enorme fetta di appassionati
preferisce ascoltare in modo significativamente colorato (alias non rispettoso
del segnale conservato nel supporto che stanno riproducendo, quindi non fedele)
piuttosto che contravvenire alle loro credenze sebbene oggi fortunatamente
superate, oppure trovando un buon equilibrio tramite un particolare
interfacciamento (a volte però quasi fortunoso e magari dopo tanti cambi
infruttuosi e costosi). DI primo acchito sembra proprio che le Aura 3 siano più
gestibili in favore proprio di quegli appassionati che cercano un prodotto più
amichevole nei confronti dei modi risonanza..
E’ interessante notare che le Wharfedale Evo 4.4 di
dimensioni similari ma appartenenti alla serie inferiore, hanno un’impostazione
differente (suonano complessivamente piene e con basso tendente
all…”ingombrante”). Le Aura sono decisamente più agili e si distinguono dalle
EVO, giustamente, non solo per la qualità del mobile ma, tra l’altro, per una
superiore correttezza e precisione in tutto lo spettro udibile.
In un contesto di ascolto mediamente lineare, le Wharfedale
Aura 3 possono offrire una impostazione leggermente algida e per qualcuno forse
un po’ mancante di corpo.
I diffusori tedeschi presi a riferimento risultano più
musicali, più dinamiche e più contrastate regalando un effetto presenza più
marcato, sebbene sia necessario precisare che queste ultime sono perfettamente
rodate contrariamente ai diffusori oggetto della prova.
In ambienti casalinghi abbastanza “normali”, frequentemente
afflitti da risonanze che interferiscono con la leggibilità sia della gamma
bassa che, di conseguenza, anche della gamma medio alta, le Aura 3 per loro
natura (forse sarebbe meglio dire per la loro progettazione) compensano almeno
in parte questa difficoltà offrendo un suono meno condizionato dai rimbombi,
più modulato, più chiaro, limpido ed intellegibile.
Le caratteristiche di buona estensione in basso, buona
tenuta in potenza, estensione notevolissima in alto e di eccellente ariosità
offerta dal tweeter AMT (in questa esecuzione e taratura…anche per questo
bisognerebbe fare dei distinguo) completano, in tali ambienti, un suono più
lineare di quanto ottenibile da diffusori diversamente accordati.
A questo si aggiungono un’ottima ricostruzione scenica (pur
non raggiungendo i campioni assoluti della categoria come ad esempio le Classic
8 con le quali le abbiamo confrontate) e una capacità di indugiare nel
dettaglio in modo non aggressivo assolutamente degni di nota… il tutto sempre
godendo di una realizzazione del mobile che, almeno nella versione in noce
laccato che ho davanti, non ha concorrenti nella propria fascia di prezzo…
quindi ad ognuno il suo, non solo per gusto, ma anche per ambiente di utilizzo.
Arrivo al solito suggerimento di curare in modo attento il
posizionamento dei diffusori all’interno dell’ambiente di ascolto e di
compensare le risonanze dello stesso in modo mirato possibile, ai giorni
nostri, anche senza introdurre ingrombranti elementi nel vostro arredo
casalingo
Buon divertimento
Stefano - Consound
ULTERIORI INTEGRAZIONI DI STEFANO
Aggiornamento di inizio maggio ’25: Non posso considerare i
diffusori presi in esame come totalmente rodati ma adesso, con qualche ora in
più di utilizzo, il suono ha guadagnato in corposità, impatto e musicalità.
Facendo riferimento a quanto descritto, il tutto nel bene e nel male.
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