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RECENSIONE Vermeer Three

Pubblicato il: 10/12/2025 20:10:59, nella sezione Recensioni

RECENSIONE VERMEER THREE E CONFRONTI CON DAC DI ALTISSIMO LIVELLO

Seguono i commenti del recensore amatoriale esperto per ascolti effettuati sia presso lo showroom Consound che in un altro impianto esterno.

Il recensore ritorna a parlare del convertitore e streamer Model Three della ditta francese Vermeer, di cui aveva già dato una prima impressione, quando, dopo diversi giorni di ascolto e un rodaggio adeguato, è risultato pronto per una valutazione più approfondita.

L'esperto amatoriale premette subito che si tratta di un apparecchio di fascia di prezzo molto alta, con un costo di listino intorno ai 16.000 euro (NDR nel 2025 superiore ai 17000 includendo il telecomando che, assurdamente considerando che è indispensabile, vien valorizzato a parte). Tuttavia, sottolinea come per questa cifra il Vermeer Model Three riesca a fornire ben tre funzioni svolte tutte in maniera notevole: uno Streamer di rete, un Convertitore D/A di altissimo livello e un Preamplificatore (per sorgenti esclusivamente digitali), grazie a un controllo di volume del tipo Leedh, che attenua il segnale senza danneggiarlo. La possibilità di bypassare un preamplificatore esterno e collegarsi direttamente al finale giustifica in parte l'investimento.

Dal punto di vista della costruzione, l'esperto evidenzia che la ditta non ha investito molto nell'estetica, giustamente a suo avviso, presentandosi in maniera abbastanza anonima ma solida; una scelta mirata a concentrare le risorse sulle prestazioni soniche. Tra le note meno simpatiche, il recensore segnala la mancanza di comandi manuali, gestendo tutto tramite un telecomando che è sì elegante, ma un po' spartano. L'apparecchio vanta una connettività completa, inclusi ingressi digitali come coassiale, ottico, AES/EBU, USB, LAN e perfino HDMI. Il recensore fa notare che per decodificare file DSD in modalità nativa, è necessario collegare la macchina tramite la porta LAN. Viene anche anticipato che la ditta sta lavorando per rendere l'apparecchio pilotabile tramite il software Roon.

Entrando nel merito del suono, l'esperto amatoriale non usa mezzi termini: il Model Three ha battuto  sia un concorrente da 6.000 euro (già ritenuto un campione nel rapporto prezzo/prestazioni) che  uno da 10.000 euro. Il suono del Vermeer proviene da una macchina digitale, ma è dotato di una naturalezza e una facilità di emissione sorprendente. La scena acustica è profonda e larga, mentre la timbrica è descritta come "liquorosa, lucente, levigata". È un suono senza spigoli, ma non per mancanza di dettaglio, quanto piuttosto per l'assenza di fastidio e una notevole rifinitura. Nonostante l'erogazione sia molto naturale e non stanchi mai, il recensore specifica che non si tratta di un suono "analogico".

Nel confronto, la macchina da circa 6.000 euro, pur mantenendo la stessa scena acustica, al confronto con il Vermeer risultava "artificiosa". Il concorrente da 10.000 euro, invece, era troppo "ruffiano" e tendeva ad addolcire eccessivamente l'emissione, mentre il Model Three suona veramente naturale. Il recensore esperto conclude ribadendo che, per ottenere un suono digitale di questo livello, "teme che questi siano i soldi da spendere" e invita caldamente gli interessati a recarsi in showroom per ascoltare la macchina e comprendere il potenziale massimo raggiungibile da una sorgente digitale.

Seguono i commenti di ascolto comparativi con il convertitore MSB Discrete provato successivamente avendo ancora a disposizione anche il Vermeer.

Il recensore amatoriale esperto, nel recensire il super convertitore MSB Technology The Discrete (costo di listino intorno che nel 2025 si avvicina ai 19.000 euro nella configurazione ascoltata con doppio alimentatore), ha fatto un esplicito paragone con il già citato DAC/Streamer Vermeer Model Three, che si colloca su una fascia di prezzo analoga (più di 17.000 euro nel 2025).

L'esperto amatoriale ha dedicato un'analisi comparativa tra i due apparecchi per offrire un contesto sonoro. Il convertitore Vermeer Model Three è stato uno dei tre DAC utilizzati per il confronto, in quanto rientrava nella stessa fascia di prezzo, pur includendo anche la funzione Streamer.

Il recensore evidenzia che, dopo aver ascoltato a lungo l'MSB Discrete, e averlo messo a confronto con il Vermeer, ha potuto confermare l'assoluta validità di entrambi i prodotti, seppur con marcate differenze timbriche. L'MSB Technology The Discrete si è dimostrato una macchina capace di una ricchezza sbalorditiva, fornendo una quantità di micro-informazioni e micro-dettaglio difficile da sentire con altri convertitori. Si distingue per una dinamica eccezionale e una sensazione di realismo che si avvicina molto all'analogico. La sua caratteristica più spettacolare è la grana piccolissima e finissima di tutto ciò che riproduce, unita a una fluidità nell'emissione.

Nel confronto diretto il recensore riporta:

Il Vermeer Model Three (l'apparecchio che definisce di "stesso livello di prezzo ma comprensivo di Streamer") non è risultato a suo avviso altrettanto iper-dettagliato o iper-informativo.

Al contrario, il Vermeer è apparso un "filino più rotondo"e, per il gusto personale del recensore, un "pochino più musicale" dell'MSB.

afferma inoltre che l'MSB "fa più impressione a prima vista" perché estremizza alcuni parametri come non ha mai sentito in altri convertitori, tendendo a un suono "super super super super hi-fi".

Il Vermeer, pur offrendo in apparenza un suono più "normale" tra virgolette, risulta più tranquillo e più riposante quando si alza il volume.

In definitiva, la scelta tra i due è una "questione di gusti". L'MSB Discrete sbalordisce con il suo dettaglio estremo e la grana finissima, mentre il Vermeer offre un suono appena più rotondo e, per l'esperto, leggermente più fruibile nel lungo periodo.


                                 Commenti di Stefano.

Partendo dalla fine, tra i tantissimi dac ascoltati nel tempo, il Vermeer si colloca attualmente tra i due / tre preferiti in assoluto dallo scrivente insieme agli MSB Reference e Discrete e al DCS Rossini.

Se dal mio punto di vista da appassionato, lo spoglio interno mi ricorda la delusione che ebbi scorgendo il contenuto fisico di qualche prodotto top di gamma dei multi-telai DCS (evidentemente non è la quantità delle schede e il peso dei trasformatori che garantisce la prestazione assoluta soprattutto nel digitale), su determinati parametri di ascolto, questo convertitore offre vette prestazionali ineguagliate nemmeno dai colleghi più costosi e ciò potrebbe renderlo il più attraente (in termini di prestazioni) pur avendo budget di spesa significativamente superiore. Non primeggia però su tutti i parametri e pertanto, in senso assoluto, potrebbe essere preferito o meno a seconda dei gusti personali.

Parlando di valore economico invece che di prestazioni pure, direi che per quanto riguarda il rapporto qualità / prezzo il Vermeer non riesce ad equivalere l’Holo May (a mio avviso il campione insuperato da questo punto di vista) sebbene, è importante dirlo, il rapporto con il prezzo netto (non listino) riduce considerevolmente le distanze. Ciò accade perché Holo impone un prezzo di vendita corrispondente al prezzo già scontato al massimo delle possibilità (anzi meno… e infatti non viene nemmeno proposto da tantissimi rivenditori i quali, giustamente, preferiscono non trattare un prodotto che non genera alcun margine) e invece il Vermeer dà la possibilità di ritirare una eventuale permuta come pure, in alternativa, trovare il classico “accordo” sul prezzo di vendita.


Ma torniamo alle prestazioni meramente soniche.

Ometto commenti di confronto con ottime macchine di caratura inferiore e punto a quanto di meglio disponibile e transitante in showroom nel periodo di presenza del Vermeer (e non solo).

                                                                       Ricordi del Mola Mola Tanbaqui

Mola Mola e Vermeer sono stati ascoltati nello showroom Consound in periodi diversi e i commenti sono quindi da prendere più che mai con le pinze. A mio parere il Mola Mola Tambaqui offre una performance assoluta ad un prezzo molto, molto concorrenziale (sembra una bestemmia considerando che stiamo parlando di 11.000€ di listino nel 2024 ma comprensibile considerando che se la batte con macchine di prezzo decisamente superiore).

Quindi, pur considerando che i momenti differenti possono falsare le impressioni avute, direi che il Tambaqui presenta un impatto dinamico pari o superiore a qualsiasi dac mi sia capitato di ascoltare (indipendentemente dal prezzo). Pur essendo molto dettagliato e informativo ha un baricentro corposo e pieno, ricostruisce una scena tridimensionale notevolissima e il senso di artificiosità digitale è ridottissimo. Se dovessi obbligatoriamente scommettere, direi che il Vermeer Three presenta una dinamica ragguardevole anche per la sua classe di prezzo, ma dal punto di vista della mera esplosività, perde qualche punto nei confronti del Tambaqui. Il timbro del francese è un pelo più chiaro, il suono più scorrevole, più levigato e, almeno riproducendo i file DSD, un pochino più informativo. L’assenza di artefatti digitali e fluidità del francese sono a memoria leggermente superiori all’olandese come pure per il senso di profondità della scena acustica (ho un ricordo equivalente invece per quanto riguarda la sensazione di larghezza). Sarà che siamo stati fortunati negli abbinamenti diretti con i finali ma la trasparenza della gestione del volume del Vermeer si batte ad armi pari con i preamplificatori attivi di prezzo similare (15/20k euro) e ciò è tutt’altro che scontato (difficilmente si riesce a rinunciare ad un preamplificatore top a questo livello).  


                                                                           Confronto con Holo May.

L’Holo May è una macchina che in barba al prezzo di listino (già comunque certamente elevato trattandosi di 6.510,00€ con IVA del 22% Italia) offre prestazioni assolute. Per assolute intendo che anche convertitori da 30.000€ non riescono a risultare nettamente superiori e in determinati contesti (componenti a valle e a monte) nemmeno preferibili (perché, sì, in questo settore, superati i prioritari problemi di acustica ambientale, contano più le sinergie che le prestazioni tout court).

Una rivista riconosciuta a livello internazionale come Stereophile, nei suoi raggruppamenti per macrocategorie prestazionali, colloca l’Holo May KTE allo stesso livello (il massimo) di macchine quali CH Precision, DCS, Weiss Helios, EMM Labs DA2i e al di sopra del livello di macchine del calibro di un Meitner MA3 o di uno Jadis JS1 MkV. Ovviamente non prenderei per oro colato quanto riportato dalla pur autorevole rivista Stereophile piuttosto che da altre recensioni (anche dando per scontata la buona fede, è enorme il numero di variabili che incide sul risultato e sulle sinergie) ma è solo per dire che l’Holo May KTE se la batte in categorie di prezzo stratosferiche e rappresenta una pietra di paragone assoluta.

Ebbene nel confronto diretto con il Vermeer l’Holo May non ha dimostrato soggezione e ciò non ormai non mi stupisce più.

Entrambi i convertitori sono iper-informativi ma non fanno della definizione (decisamente impressionante nel primo ascolto) il loro ultimo obiettivo cercando invece di coniugarla con la massima naturalezza di emissione. Il Vermeer Three però nello scontro diretto riesce ad essere meno artefatto, più chiaro, più levigato, più fluido e più naturale dell’Holo May KTE e consente, non ultimo, ascolti più piacevoli. Non è assolutamente poco considerando le qualità del top di gamma Holo.   

    

                                                                           Confronto con Angstrom ZDA71.

Dell’Angstrom ZDA71 non si può dire che non ha bisogno di presentazioni. Ed è un peccato in quanto il marchio italiano produce macchine dal suono sublime e qualità realizzativa di prim’ordine. Il dac utilizza tecnologia ibrida (valvole nello stadio di uscita) e figura nel listino a 10.450€ (riferimento 2023) che mi risulta, nel panorama generale, assolutamente in linea per il suono e il livello di costruzione e anzi, se non consideriamo il minor valore originato dal fatto di non essere un marchio particolarmente noto, direi che in termini di pura qualità di prestazione e costruzione, siamo sopra la media. Presso lo showroom Consound lo ZDA71 ha offerto un'esperienza d'ascolto di alto livello per precisione e classe e per gli esterofili cito un recensore estero (Hifi.nl) il quale riconosce che l’Angstrom eccelle per dinamica, dettagli, spazio (scena acustica) e timbro, fornendo un suono coinvolgente, accattivante e travolgente.

Il Vermeer a confronto diretto risulta essere altrettanto naturale e musicale ma decisamente più trasparente, neutro e informativo, tanto che il suono dell’Angstrom appare un leggermente ovattato (al confronto diretto). La capacità di mantenere la musicalità dello stadio di uscita valvolare dell’Angstrom coniugandola con una trasparenza significativamente superiore è veramente notevole.  


                                                                             Confronto con MSB Discrete.

Con il Discrete nella configurazione in triplo telaio (di cui 2 sono alimentatori esterni) arriviamo quasi a 19.000€. Questo recente prodotto probabilmente rappresenta forse il miglior rapporto qualità prezzo del costruttore californiano, almeno considerando le esperienze di alcuni recensori che hanno avuto modo di confrontare le diverse generazioni o i diversi modelli tra di loro. In particolar modo interessante apprendere che questo nuovo modello è considerato dal punto di vista delle prestazioni non inferiore al precedente Reference di costo enormemente superiore. Ancor più interessante, un recensore lo ha confrontato il superiore modello Premier (presente a listino a più di 37.000 euro!) riportando che non è riuscito a distinguere alcuna differenza in termini di fedeltà timbrica, risoluzione e ricostruzione prospettica e nel tempo si è reso conto solamente di una maggiore piacevolezza del modello più costoso.  Questa considerazione mi ha colpito molto, soprattutto considerando che non ravvedo alcun vantaggio economico nel pubblicare tale affermazione. Non ci girerò attorno, l’MSB Discrete è stratosferico.

In alcuni confronti serrati ho riscontrato, nei diversi parametri di giudizio, una superiorità alternata tra una macchina e l’altra. Riassumendo direi che ho trovato l’MSB superiore come qualità costruttiva (non ha a che fare con il suono però ha il suo peso). Il Vermeer, di prezzo un poco inferiore ma confrontabile, non è altrettanto solido e rifinito e risponde con una maggiore quantità di ingressi e soprattutto con uno streamer di qualità a bordo (non utilizzato per questo confronto ma approfondiremo). Dal punto di vista delle prestazioni soniche il dac americano è capace di fornire una quantità di particolari ancora superiore rispetto al già trasparentissimo Vermeer, superando quest’ultimo anche per il controllo ferreo del basso. Il francese riesce invece ad essere estremamente informativo e risultare ancora più naturale (come dire…meno hifi…) e se possibile ancor meno artefatto rispetto dell’MSB, pur notando che il senso di naturalezza dell’MSB, escludendo proprio il Vermeer, non è risultata secondo a nessuno tra i dac che ho potuto ascoltare negli ultimi 15 anni. Gli strumenti del dac francese sono timbricamente appena più spontanei e il tutto risulta essere un poco più musicale. Con il Vermeer si può spingere il volume ancora più in alto aumentando il godimento fino all’esaltazione.  Il convertitore francese riesce a conferire un po’ più di senso di profondità alla ricostruzione prospettica, comunque eccellentemente manifestato dall’MSB (percepibile la differenza solo per confronto diretto) che offre invece un senso di maggiore proiezione in avanti, maggiori (e migliori) impatto e vitalità. Il Vermeer offre una prospettiva leggermente più lontana; che piaccia di più o di meno all’ascoltatore è altro discorso. Infine l’impostazione timbrica del MSB Discrete è leggermente più chiara rispetto al Vermeer pur essendo quest'ultimo leggermente più agile a confronto ad esempio del Mola Mola. Con le algide quanto trasparenti Volent Paragon 3.5 il Vermeer ha offerto una superiore sinergia ma tale caratteristica a mio avviso non depone a favore di uno o dell’altro e cito tale informazione perché potrebbe essere interessante per i potenziali abbinamenti e infatti con le Audiovector R3 Arretè le preferenze si sono divise a seconda dei gusti dei differenti ascoltatori o dei brani riprodotti.    


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