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RECENSIONE MSB Technology Discrete

Pubblicato il: 02/27/2025 18:02:46, nella sezione Recensioni

Recensione DAC MSB Technology Discrete.

Quanto ci può spingere nell’ottimizzare la funzione di conversione del segnale da digitale ad analogico? Che cosa può dare una conversione che si approssima allo stato dell’arte. Nello showroom di Consound è pervenuto il dac MSB Technology Discrete e non abbiao perso l’occasione di ascoltare cosa si può ottenere a questo livello.  E’ già on line la video prova condotta dal Prof. sul canale You Tube Consound e pubblichiamo su facebook la prova scritta con ulteriori approfondimenti.

 

Seguono i commenti del Professore.

Convertitore – DAC – MSB Technology Discrete, con doppia alimentazione separata.

Ascolti effettuati a fine gennaio, con clima molto caldo per il periodo e variabile da piovoso a secco. Questo super convertitore ci è giunto in visione assieme a uno streamer puro di livello analogo, e in queste note ci riferiremo sempre al suono che inizia da questo super streamer. Il DAC era già stato rodato; lo streamer a cui lo abbiamo accoppiato conteneva nell’hard disk interno un certo numero di files audio anche ad alta risoluzione. Abbiamo inizialmente ascoltato direttamente questi files tramite il software Roon, sfruttando il server esistente nello streamer, ma per la maggior parte degli ascolti successivi abbiamo utilizzato, sempre via Roon, altri file audio memorizzati nell’hard disk di un PC dedicato che fungeva anche da server musicale. Avendo molto più spazio a disposizione sarebbe anche interessante discutere delle differenze di suono prodotte dai due diversi modi di ascolto (a nostro parere è migliore il suono prodotto dai files interni allo streamer), ma qui non ci è possibile, a meno di voler scrivere un trattato.

Commenti di tipo soltanto “pratico” sul DAC MSB Discrete.

Ogni tanto sono più fortunato del solito e mi arriva in ascolto un apparecchio audio di qualità assoluta. In questo caso si tratta di un convertitore puro della ditta californiana MSB Technology, e precisamente il modello Discrete, che nasce con una singola alimentazione separata ma può essere utilizzato con doppia alimentazione, sempre separata, una per la sezione analogica e l’altra per la sezione digitale. Ci è arrivata la versione con doppia alimentazione, ma non abbiamo fatto esperimenti di confronto riguardanti il suono con una o due alimentazioni: avevamo già abbastanza carne al fuoco. Questo convertitore, con doppia alimentazione e configurato come ci è giunto, quindi per esempio senza ingressi USB, di listino costa attorno ai 18mila Euro. Per questa cifra abbastanza clamorosa si ottengono i 3 telai – il DAC vero e proprio e le due alimentazioni – ma con il valore aggiunto del controllo del volume di uscita, che permette di connettere l’apparecchio direttamente a un finale di potenza saltando il preamplificatore o l’integrato. Questo è il modo con cui l’abbiamo sempre ascoltato in showroom. Gli apparecchi MSB hanno un aspetto decisamente tecnologico e accattivante, e danno subito, già al solo primo sguardo, una sensazione di tranquilla capacità di gestire qualsiasi cosa. Bisogna collegare le due alimentazioni alle due prese sul retro del DAC, tramite appositi cavi dall’aspetto pure solido e rassicurante, poi collegare le alimentazioni alle prese di rete. E qui, tirandomi dietro le ire dei cavo-scettici, suggerisco di fare attenzione anche ai cavi di alimentazione e in generale alla tensione disponibile in casa, perché abbiamo a che fare con oggetti talmente sofisticati che qualsiasi dettaglio, nell’assemblaggio della catena completa, conta sul suono finale, ben più che con apparecchi “medi”. Approfitto per dire la mia – chiarendo che non sono un tecnico di elettricità ma un banale ingegnere, quindi comunque non del tutto digiuno di questioni tecniche, dotato di orecchie e di volontà di giudizio personale non condizionate da pregiudizi, recensioni, chat, forum, guru, assatanati, e altre piacevolezze consimili –, sull’obiezione più frequente da parte degli scettici quando si parla di alimentazione, sia cavi che soprattutto filtri. Verissimo che tutti gli apparecchi audio lavorano in corrente continua, e che al loro interno c’è un circuito di raddrizzamento dell’alternata disponibile alle nostre prese di corrente. Ciò non significa affatto, purtroppo, che, qualsiasi cosa arrivi al circuito di raddrizzamento, in uscita dello stesso circuito troveremo sempre la tensione continua desiderata. Il circuito è progettato per lavorare a 220 Volt e 50 Hertz, se siamo in Italia. Solo se riceve questo input funziona come si deve e fornisce la continua prevista dal progetto. E siccome è facilissimo verificare che alle nostre prese di corrente normalmente tutto c’è tranne che 220 Volt a 50 Hertz, è altrettanto facile capire che all’uscita del circuito raddrizzatore, se male alimentato, finirà per esserci qualcosa di ben diverso dal previsto, con risultati spesso udibili sul suono prodotto dall’apparecchio, specialmente se inserito in una catena e in un ambiente di ascolto sufficientemente trasparenti. Migliore l’alternata che forniamo ai nostri apparecchi audio migliore sarà il loro funzionamento. Senza ulteriori discussioni, per come la vedo e soprattutto la sento io. E adesso torniamo al nostro MSB. Una volta fornito di alimentazione non rimane che connetterlo da un lato alla sorgente, che nel nostro caso è sempre stato uno streamer che riproduceva files audio presenti nell’hard disk di un PC dedicato. Serve quindi un cavo digitale del tipo a scelta fra i vari ingressi disponibili, ma in ogni caso di qualità adeguata, per cortesia: e chi non crede all’importanza dei cavi digitali nello specifico vada a guardarsi che razza di correnti elettriche escono da questi cavi, e le confronti col segnale teorico che dovrebbe uscire. Poi si convincerà facilmente. Infine bisogna connettere le uscite analogiche del DAC a un pre o un integrato, oppure, come nel nostro caso, direttamente a un finale di potenza. E daccapo: attenzione anche alla qualità dei cavi di segnale. Questo MSB ha ingressi digitali configurabili a scelta dell’utente. A noi è arrivato un modello senza ingressi USB, che tuttavia sono disponibili a richiesta, credo con un discreto sovrapprezzo. Le uscite disponibili sono esclusivamente XLR. Questo convertitore, di tipo R2R, gestisce files audio PCM fino a 3072/32 di risoluzione, files MQA e files DSD fino a 8x. Sul frontale è presente un display con luci grigio chiaro su fondo nero che mostrano il livello di volume con caratteri giganteschi e visibili da lontanissimo: veramente molto belle. Il volume, che può essere impostato sia fisso, se si esce verso un pre, o variabile se si esce verso un finale, è controllabile anche da un telecomando di aspetto solido e affidabile. Probabilmente mi sto dimenticando di qualche altra caratteristica importante nell’uso di questo apparecchio, ma la sostanza è quella che ho riassunto qui sopra: tutto modulare, tutto controllabile, e una volta scelta la configurazione e connessi alimentazione, ingressi e uscite, non rimane che sedersi e ascoltare il suono piuttosto eccezionale che esce da questo convertitore, ovviamente se inserito in una catena adeguata e senza colli di bottiglia. Se infine penso che questo MSB Discrete è il modello entry-level, e che esistono altri 3 modelli di DAC della stessa ditta, di livello (e costo) via via crescente fino a circa centomila Euro, non riesco a immaginare cosa altro possa capitare al suono riprodotto dalle macchine più costose. Ma meglio non pensarci.

Impressioni generali sul suono dell'impianto nel locale d'ascolto.

Abbiamo inserito questo DAC della MSB in una catena che ci siamo sforzati di rendere adeguata per quanto ci fosse possibile. Come già detto, abbiamo avuto la fortuna di disporre di uno streamer di livello assoluto, da cui non ci siamo mai staccati. Abbiamo poi scelto un finale di potenza forse di classe di prezzo leggermente inferiore alle sorgenti digitali ma dal suono secondo noi eccellente, sempre nella fascia di prezzo. Infine abbiamo scelto dei diffusori di classe adeguata alle sorgenti, dal suono molto analitico e aperto, e con una capacità impressionante di generare una scena acustica tridimensionale. Come detto, abbiamo cercato di curare tutto il cablaggio, nel tentativo di permettere a tutti i componenti di dare il meglio di sè. Dallo streamer ai diversi DAC abbiamo sempre utilizzato un cavo digitale AES/EBU di ottimo livello. Dal DAC al finale abbiamo utilizzato cavi XLR sempre di ottimo livello. Idem per i cavi di potenza; inoltre, i diffusori utilizzati permettevano l’uso di cavi di massa per lo smaltimento delle correnti parassite negli altoparlanti, e abbiamo inserito sempre anche questi cavi. Abbiamo infine effettuato tutta una serie di confronti, sia sul modo di pescare i files audio da ascoltare sia fra diversi convertitori; qui riusciamo solo a commentare velocemente sulle differenze fra 3 diversi DAC, tutti di alto livello, inseriti nella stessa catena e con la stessa modalità di trasmissione dei files, che giungevano allo streamer via cavo LAN da un PC dedicato, con alimentazione esterna dedicata di categoria audiophile e tramite il software Roon per la gestione della riproduzione. Insomma: abbiamo fatto quel che ci sembrava più ragionevole per poterci poi godere le prestazioni della catena audio. Va detto che queste premesse – macchine costosissime, e tutta questa fatica e attenzione – generano sempre per forza aspettative altissime, che è assai facile veder deluse per una ragione o per l’altra. Ci siamo quindi accinti agli ascolti con un minimo di preoccupazione, ma dopo 2 minuti ci siamo rilassati e abbiamo proceduto senza ulteriori patemi. La maggior parte degli ascolti è avvenuta ovviamente col DAC MSB. Questo apparecchio, inserito nella catena descritta, produce un suono di una ricchezza impressionante. In effetti la prima sensazione, ma anche tutte le altre successive, è di quantità di dettaglio molto superiore alla media, di velocità supersonica e soprattutto di grana finissima del messaggio musicale. Proseguendo si fa apprezzare la dinamica, soprattutto la microdinamica, e la capacità di non interporre ostacoli alla notevole capacità dei diffusori di muovere aria e ricreare una scena acustica molto realistica, con voci e strumenti dai contorni precisissimi e soprattutto con grandissima estensione in profondità dietro i diffusori: cosa che io apprezzo sempre molto. Il suono dà subito una sensazione di autorevolezza, come se la catena audio ci dicesse che è in grado di gestire al meglio qualsiasi cosa; si percepiscono una corposità e un controllo, soprattutto di bassi e mediobassi, da primato, e forse financo eccessivi, a scapito di una possibile maggior naturalezza, incisione permettendo. Per provare a usare un solo aggettivo, visto che in queste righe ne spenderò fin troppi: un suono granitico ma di grana finissima. A tutto questo contribuisce la piacevolezza dell’utilizzo del DAC, visto che sia i tastini per la selezione degli ingressi e del menu (forse solo un po’ troppo piccolini) che il telecomando danno una sensazione fisica di “ricchezza”, di benessere, per così dire. Insomma: un ascolto al tempo stesso emozionante e rilassante. Un ascolto che arriva molto vicino alla “vita” (sonora) che io tendo ad associare ad ascolti da sorgente analogica, anche se forse un po’ troppo virato verso la perfezione assoluta, se mi si passa l’ossimoro implicito. Voglio dire che il suono dal vivo è sempre, in pratica, decisamente imperfetto, per una ragione o per l’altra; che spesso l’analogico tende a seguire queste imperfezioni oppure ad aggiungercene di sue, tipo il rumore dei vinili, mentre il suono di questa catena era implacabilmente perfetto, con le giuste registrazioni. Forse, come dico, fin troppo! Ovviamente eravamo curiosi di capire quanta parte di questa soddisfazione derivasse dal DAC in sé, e dopo qualche ora di ascolti abbiamo sostituito il Discrete prima con un apparecchio dal costo analogo, che chiameremo DAC 2, poi con un altro di costo inferiore ma comunque di livello elevato, che chiameremo DAC 3. Il DAC 2 si è rivelato all’altezza del Discrete MSB, e per le mie orecchie costituisce una alternativa validissima a seconda dei gusti personali. Il DAC MSB ha una grana forse più fina e più ricca ed è più solido e controllato in gamma bassa, ma al limite, come detto, per i miei gusti fornisce un suono fin troppo “hi-fi”, che con certe registrazioni può diventare un filino artificiale, per usare un termine antipatico ma per tentare di farmi capire. Il DAC 2 rimane più morbido e rotondo, specie a volumi molto alti, e risulta forse più naturale a scapito del controllo e della spettacolarità. Entrambi i DAC hanno una macrodinamica strepitosa; sulla microdinamica secondo me vince la macchina MSB. Infine, il DAC 3 pur reggendo il confronto mostra limiti inevitabili, data la relativamente ridotta classe di prezzo, soprattutto per una grana leggermente più grossa: ma sono sfumature, come sempre accade quando si confrontano apparecchi audio di classe elevata. Anche questo DAC 3 suona benissimo nella catena utilizzata, e credo che molta parte del merito debba essere data allo streamer, da cui escono informazioni veramente ricche e dettagliate. Cercheremo in un futuro prossimo di parlare con più calma del solo streamer, che certamente merita molta attenzione. La parte analogica a valle del convertitore è di ottimo livello e non pone ostacoli alle performances della sorgente e dei DAC, ma avendola ascoltata in precedenza con sorgenti e convertitori diversi, di classe inferiore a questi di cui stiamo parlando, sappiamo che da sola non è in grado di rimediare a carenze a monte.

Conclusioni.

Chi come me è affezionato al suono analogico e cerca soprattutto un suono vivo – in via indipendente dal realismo inteso come capacità di riprodurre l’evento reale, cosa ovviamente impossibile e/o priva di senso – troverà in questo DAC, se ben interfacciato, un concorrente temibile sul versante della musica digitale. Mai sentito un suono digitale più ricco e coinvolgente. Forse persin troppo, che in certi casi può diventare un suono troppo “da impianto” e troppo distante dalle imperfezioni degli ascolti dal vivo; ma è comunque di grandissima soddisfazione, e probabilmente si avvicina tantissimo al top che si possa fare per estrarre dai files tutto ciò che essi contengono. Ahimè … per ottenere questo risultato servono un sacco di soldi e di attenzione, perché tutta la catena deve essere all’altezza e tutto va curato in modo maniacale: ogni dettaglio ben curato darà un effetto importante sulla godibilità degli ascolti, e al contrario ogni dettaglio trascurato introdurrà fastidi percepibili, avvilendo le possibilità di questi apparecchi. Beato chi può permettersi questo tipo di divertimento; quanto a me, mi sono goduto parecchio questa occasione, e mi limito a suggerire di provare a procurarsela anche a chi legge, se gli sarà possibile.

Impianto audio formato da:

• Server Roon per i files audio con alimentatore esterno Keces P14
• Streamer Antipodes modello K22
• DAC di confronto: Vermeer Three e Leema Libra
• cavi AES/EBU Nordost HEIMDALL 2
• cavi di segnale bilanciati MIT SL6 1.5m
• cavi di potenza XLO reference 2
• finale di potenza Leema Hydra Anniversary
• diffusori Audiovector R3 Arreté con cavi di massa Freedom.

Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura, pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD, Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del locale in generale (ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di ascoltarci) tendente all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali attorno ai 100 Hz.

Diffusori collocati a circa un quarto della lunghezza della stanza, a circa 1.5 metri dalla posizione di ascolto e a circa 100 cm dalle pareti laterali. Decisamente orientati verso il punto di ascolto.

 

Ulteriori commenti di Stefano

Non ho molto da integrare all’approfondita disamina del Prof.  

Prima di tutto sottolineerei che gli operatori del settore e tutti i commenti che ho trovato circa l’opzione della singola o doppia alimentazione, hanno evidenziato che il secondo alimentatore è quasi “irrinunciabile”; i nostri commenti sono relativi esclusivamente a questa configurazione (con doppio alimentatore).

 

Un’altra considerazione è relativa alla diatriba analogico / digitale. A mio avviso, a parità di investimento, il digitale ormai non deve più avere alcun complesso di inferiorità rispetto al vinile. Sono dell’opinione che allo stato attuale non esiste una superiorità di riproduzione di una tecnologia rispetto all’altra, sebbene questo non significhi che sicuramente c’è chi sarà più appagato, anche a parità di spesa, da una tecnologia rispetto all’altra. Per la scelta della sorgente suggerirei di considerare la quantità di musica (per tipologia di supporto) che effettivamente già si possiede …per chi parte da zero non esiterei a raccomandare (per gestione, per costi, per fruibilità) di partire con il digitale. 

 

Certamente una macchina come l’MSB discrete abbinato ad una sorgente digitale di pari qualità riesce a compiacere anche i possessori di impianti analogici di livello elevato sui parametri che stanno a loro più a cuore.

 

La ricostruzione scenica, la quantità di informazioni e la fluidità del messaggio sono veramente notevoli e il salto di qualità rispetto ad ottime ma meno ambizioni conversioni è apprezzabile.

Non si tratta delle differenze sostanziali che si ottengono da un buon trattamento acustico o anche dalla semplice riduzione delle risonanze dell’ambiente di ascolto, qui l’entità del beneficio nella riproduzione non è così evidente ma allo stesso tempo è diverso e non raggiungibile in altro modo. Se vuoi raggiungere certe prestazioni DEVI curare il posizionamento dei diffusori in ambiente e attenuare almeno i modi di risonanza più deleteri ma sarà proprio a quel punto che apprezzerai una sorgente di questo livello.

 

Interessantissimo il confronto con altri convertitori.

L’eccellente (e tra i campioni nella sua classe di prezzo inferiore ai 2000€) Merason Frerot cede il passo all’MSB su tutti i fronti al primo ascolto.

 

L’eccellente quanto poco conosciuto pre/dac Libra della Leema (8900€ di listino nel 2024) è superiore all’MSB per funzionalità (è anche un vero e proprio premplificatore analogico in classe A) e connessioni digitali (numero di ingressi maggiore e diversificato) e suona ad un livello elevatissimo. Il dac Leema ha un’impostazione iper neutrale, iper informativa ma allo stesso fluida e musicale con uno spiccato sviluppo della ricostruzione scenica nelle 3 dimensioni. Eppure l’MSB riesce ad essere ancora più dettagliato e allo stesso tempo più fluido e scorrevole, con una grana ancora più fine (direi quasi impalpabile).

 

A questo punto ho dovuto scomodare il campione in carica (Vermeer  Three) che ho selezionato tra i migliori dac transitati nello showroom Consound. La lotta si è fatta veramente dura quanto interessante e gratificante. Personalmente ho trovato che nei diversi parametri ho riscontrato una superiorità alternata tra una macchina e l’altra. Riassumendo direi che ho trovato l’MSB superiore come qualità costruttiva (non ha a che fare con il suono però ha il suo peso). Il Vermeer, di prezzo confrontabile, non è altrettanto solido e rifinito e risponde con una maggiore quantità di ingressi e soprattutto con uno streamer di qualità a bordo (non utilizzato per questo confronto ma approfondiremo). Dal punto di vista delle prestazioni soniche il dac americano è capace di fornire una quantità di particolari ancora superiore rispetto al già trasparentissimo Vermeer, superando quest’ultimo anche per il controllo ferreo del basso. Il francese riesce invece ad essere estremamente informativo e risultare ancora più naturale (come dire…meno hifi…) e ancor meno artefatto rispetto dell’MSB, pur notando che il senso di naturalezza dell’MSB, escludendo proprio il Vermeer, non è risultata secondo a nessuno tra i dac che ho potuto ascoltare negli ultimi 15 anni. Gli strumenti del dac francese sono timbricamente appena più spontanei e il tutto risulta essere un poco più musicale. Se entrambe le macchine riescono a fare ancor meglio del non meno che eccellente Leema Libra quanto a naturalezza e piacevolezza di ascolto a volume elevato (a proposito, questo è un aspetto che normalmente avvantaggia l’analogico rispetto al digitale) tra i due contendenti al vertice, è con il Vermeer che si può spingere il volume ancora più in alto aumentando il godimento fino all’esaltazione.  Il convertitore francese riesce a conferire un po’ più di senso di profondità alla ricostruzione prospettica, aspetto che normalmente è più spiccato nelle macchine più costose / performanti e che trovo personalmente molto soddisfacente ma che non tutti apprezzano allo stesso modo, anzi, essendo il senso di profondità eccellentemente manifestato dall’MSB c’è chi apprezza invece il senso di maggiore proiezione in avanti offerto dall’americano. Tanto per chiarire quella dell’MSB non è il tipo di riproduzione “sparata” in avanti ma decisamente scandita nelle 3 dimensioni con un senso di presenza notevolissimo. Il Vermeer offre una prospettiva leggermente più lontana; che piaccia di più o di meno all’ascoltatore è altro discorso. Infine l’impostazione timbrica del MSB Discrete è leggermente più chiara rispetto al Vermeer (ad esempio con le algide quanto trasparenti Volent Paragon 3.5 il Vermeer offre una maggiore sinergia ma tale aspetto a mio avviso non depone a favore di uno o dell’altro sebbene possa essere interessante per i potenziali abbinamenti).       

 

Dal punto di vista dell’utilizzo, se si vuole sfruttare un convertitore di questa caratura, penso che sarebbe un delitto abbinarlo ad una sorgente (streamer, meccanica o similare) di qualità solamente buona; il vantaggio apportato da una sorgente di livello come l’Antipode K22 4G con questo livello di convertitori è percepibile e quindi, a questo livello, significativo.

La neutralità del Discrete non si presta a compensare un impianto particolarmente sbilanciato.

La maggioranza delle persone non può affrontare una spesa di questa entità per il solo dac (io sono tra di loro) e fortunatamente non è comunque necessario dotarsi di questo transatlantico per ascoltare e godersi la musica ad un livello qualitativamente estremamente soddisfacente. Non escludo inoltre che tra i pochi fortunati ci sia purtroppo chi non lo sfrutta per le proprie potenzialità perché non ha considerato il prevalente peso dell’interazione dei diffusori con l’ambiente di ascolto. Tuttavia se correttamente contestualizzato non si può negare che il livello di riproduzione è superiore di una o più tacche rispetto a prodotti di lignaggio non altrettanto elevato.

Buon divertimento

Stefano - Consound 

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