Recensione DAC
MSB Technology Discrete.
Quanto ci può spingere nell’ottimizzare la funzione di
conversione del segnale da digitale ad analogico? Che cosa può dare una
conversione che si approssima allo stato dell’arte. Nello showroom di Consound è
pervenuto il dac MSB Technology Discrete e non abbiao perso l’occasione di
ascoltare cosa si può ottenere a questo livello. E’ già on line la video prova condotta dal
Prof. sul canale You Tube Consound e pubblichiamo su facebook la prova scritta
con ulteriori approfondimenti.
Seguono i commenti del Professore.
Convertitore – DAC – MSB Technology Discrete, con doppia
alimentazione separata.
Ascolti effettuati a fine gennaio, con clima molto caldo per
il periodo e variabile da piovoso a secco. Questo super convertitore ci è
giunto in visione assieme a uno streamer puro di livello analogo, e in queste
note ci riferiremo sempre al suono che inizia da questo super streamer. Il DAC
era già stato rodato; lo streamer a cui lo abbiamo accoppiato conteneva
nell’hard disk interno un certo numero di files audio anche ad alta risoluzione.
Abbiamo inizialmente ascoltato direttamente questi files tramite il software Roon,
sfruttando il server esistente nello streamer, ma per la maggior parte degli
ascolti successivi abbiamo utilizzato, sempre via Roon, altri file audio
memorizzati nell’hard disk di un PC dedicato che fungeva anche da server
musicale. Avendo molto più spazio a disposizione sarebbe anche interessante
discutere delle differenze di suono prodotte dai due diversi modi di ascolto (a
nostro parere è migliore il suono prodotto dai files interni allo streamer), ma
qui non ci è possibile, a meno di voler scrivere un trattato.
Commenti di tipo soltanto “pratico” sul DAC MSB
Discrete.
Ogni tanto sono più fortunato del solito e mi arriva in
ascolto un apparecchio audio di qualità assoluta. In questo caso si tratta di
un convertitore puro della ditta californiana MSB Technology, e precisamente il
modello Discrete, che nasce con una singola alimentazione separata ma può
essere utilizzato con doppia alimentazione, sempre separata, una per la sezione
analogica e l’altra per la sezione digitale. Ci è arrivata la versione con
doppia alimentazione, ma non abbiamo fatto esperimenti di confronto riguardanti
il suono con una o due alimentazioni: avevamo già abbastanza carne al fuoco.
Questo convertitore, con doppia alimentazione e configurato come ci è giunto,
quindi per esempio senza ingressi USB, di listino costa attorno ai 18mila Euro.
Per questa cifra abbastanza clamorosa si ottengono i 3 telai – il DAC vero e
proprio e le due alimentazioni – ma con il valore aggiunto del controllo del
volume di uscita, che permette di connettere l’apparecchio direttamente a un
finale di potenza saltando il preamplificatore o l’integrato. Questo è il modo
con cui l’abbiamo sempre ascoltato in showroom. Gli apparecchi MSB hanno un
aspetto decisamente tecnologico e accattivante, e danno subito, già al solo
primo sguardo, una sensazione di tranquilla capacità di gestire qualsiasi cosa.
Bisogna collegare le due alimentazioni alle due prese sul retro del DAC,
tramite appositi cavi dall’aspetto pure solido e rassicurante, poi collegare le
alimentazioni alle prese di rete. E qui, tirandomi dietro le ire dei cavo-scettici,
suggerisco di fare attenzione anche ai cavi di alimentazione e in generale alla
tensione disponibile in casa, perché abbiamo a che fare con oggetti talmente
sofisticati che qualsiasi dettaglio, nell’assemblaggio della catena completa,
conta sul suono finale, ben più che con apparecchi “medi”. Approfitto per dire
la mia – chiarendo che non sono un tecnico di elettricità ma un banale
ingegnere, quindi comunque non del tutto digiuno di questioni tecniche, dotato
di orecchie e di volontà di giudizio personale non condizionate da pregiudizi, recensioni,
chat, forum, guru, assatanati, e altre piacevolezze consimili –, sull’obiezione
più frequente da parte degli scettici quando si parla di alimentazione, sia
cavi che soprattutto filtri. Verissimo che tutti gli apparecchi audio lavorano
in corrente continua, e che al loro interno c’è un circuito di raddrizzamento
dell’alternata disponibile alle nostre prese di corrente. Ciò non significa
affatto, purtroppo, che, qualsiasi cosa arrivi al circuito di raddrizzamento, in
uscita dello stesso circuito troveremo sempre la tensione continua desiderata.
Il circuito è progettato per lavorare a 220 Volt e 50 Hertz, se siamo in
Italia. Solo se riceve questo input funziona come si deve e fornisce la
continua prevista dal progetto. E siccome è facilissimo verificare che alle
nostre prese di corrente normalmente tutto c’è tranne che 220 Volt a 50 Hertz,
è altrettanto facile capire che all’uscita del circuito raddrizzatore, se male
alimentato, finirà per esserci qualcosa di ben diverso dal previsto, con
risultati spesso udibili sul suono prodotto dall’apparecchio, specialmente se
inserito in una catena e in un ambiente di ascolto sufficientemente trasparenti.
Migliore l’alternata che forniamo ai nostri apparecchi audio migliore sarà il
loro funzionamento. Senza ulteriori discussioni, per come la vedo e soprattutto
la sento io. E adesso torniamo al nostro MSB. Una volta fornito di
alimentazione non rimane che connetterlo da un lato alla sorgente, che nel
nostro caso è sempre stato uno streamer che riproduceva files audio presenti
nell’hard disk di un PC dedicato. Serve quindi un cavo digitale del tipo a
scelta fra i vari ingressi disponibili, ma in ogni caso di qualità adeguata,
per cortesia: e chi non crede all’importanza dei cavi digitali nello specifico
vada a guardarsi che razza di correnti elettriche escono da questi cavi, e le
confronti col segnale teorico che dovrebbe uscire. Poi si convincerà
facilmente. Infine bisogna connettere le uscite analogiche del DAC a un pre o
un integrato, oppure, come nel nostro caso, direttamente a un finale di potenza.
E daccapo: attenzione anche alla qualità dei cavi di segnale. Questo MSB ha
ingressi digitali configurabili a scelta dell’utente. A noi è arrivato un
modello senza ingressi USB, che tuttavia sono disponibili a richiesta, credo
con un discreto sovrapprezzo. Le uscite disponibili sono esclusivamente XLR.
Questo convertitore, di tipo R2R, gestisce files audio PCM fino a 3072/32 di
risoluzione, files MQA e files DSD fino a 8x. Sul frontale è presente un
display con luci grigio chiaro su fondo nero che mostrano il livello di volume
con caratteri giganteschi e visibili da lontanissimo: veramente molto belle. Il
volume, che può essere impostato sia fisso, se si esce verso un pre, o
variabile se si esce verso un finale, è controllabile anche da un telecomando
di aspetto solido e affidabile. Probabilmente mi sto dimenticando di qualche
altra caratteristica importante nell’uso di questo apparecchio, ma la sostanza
è quella che ho riassunto qui sopra: tutto modulare, tutto controllabile, e una
volta scelta la configurazione e connessi alimentazione, ingressi e uscite, non
rimane che sedersi e ascoltare il suono piuttosto eccezionale che esce da
questo convertitore, ovviamente se inserito in una catena adeguata e senza
colli di bottiglia. Se infine penso che questo MSB Discrete è il modello
entry-level, e che esistono altri 3 modelli di DAC della stessa ditta, di
livello (e costo) via via crescente fino a circa centomila Euro, non riesco a
immaginare cosa altro possa capitare al suono riprodotto dalle macchine più
costose. Ma meglio non pensarci.
Impressioni generali sul suono dell'impianto nel
locale d'ascolto.
Abbiamo inserito questo DAC della MSB in una catena che ci
siamo sforzati di rendere adeguata per quanto ci fosse possibile. Come già
detto, abbiamo avuto la fortuna di disporre di uno streamer di livello
assoluto, da cui non ci siamo mai staccati. Abbiamo poi scelto un finale di
potenza forse di classe di prezzo leggermente inferiore alle sorgenti digitali
ma dal suono secondo noi eccellente, sempre nella fascia di prezzo. Infine
abbiamo scelto dei diffusori di classe adeguata alle sorgenti, dal suono molto
analitico e aperto, e con una capacità impressionante di generare una scena
acustica tridimensionale. Come detto, abbiamo cercato di curare tutto il
cablaggio, nel tentativo di permettere a tutti i componenti di dare il meglio
di sè. Dallo streamer ai diversi DAC abbiamo sempre utilizzato un cavo digitale
AES/EBU di ottimo livello. Dal DAC al finale abbiamo utilizzato cavi XLR sempre
di ottimo livello. Idem per i cavi di potenza; inoltre, i diffusori utilizzati
permettevano l’uso di cavi di massa per lo smaltimento delle correnti parassite
negli altoparlanti, e abbiamo inserito sempre anche questi cavi. Abbiamo infine
effettuato tutta una serie di confronti, sia sul modo di pescare i files audio
da ascoltare sia fra diversi convertitori; qui riusciamo solo a commentare
velocemente sulle differenze fra 3 diversi DAC, tutti di alto livello, inseriti
nella stessa catena e con la stessa modalità di trasmissione dei files, che
giungevano allo streamer via cavo LAN da un PC dedicato, con alimentazione
esterna dedicata di categoria audiophile e tramite il software Roon per la
gestione della riproduzione. Insomma: abbiamo fatto quel che ci sembrava più
ragionevole per poterci poi godere le prestazioni della catena audio. Va detto
che queste premesse – macchine costosissime, e tutta questa fatica e attenzione
– generano sempre per forza aspettative altissime, che è assai facile veder
deluse per una ragione o per l’altra. Ci siamo quindi accinti agli ascolti con
un minimo di preoccupazione, ma dopo 2 minuti ci siamo rilassati e abbiamo
proceduto senza ulteriori patemi. La maggior parte degli ascolti è avvenuta
ovviamente col DAC MSB. Questo apparecchio, inserito nella catena descritta,
produce un suono di una ricchezza impressionante. In effetti la prima
sensazione, ma anche tutte le altre successive, è di quantità di dettaglio
molto superiore alla media, di velocità supersonica e soprattutto di grana
finissima del messaggio musicale. Proseguendo si fa apprezzare la dinamica,
soprattutto la microdinamica, e la capacità di non interporre ostacoli alla
notevole capacità dei diffusori di muovere aria e ricreare una scena acustica
molto realistica, con voci e strumenti dai contorni precisissimi e soprattutto con
grandissima estensione in profondità dietro i diffusori: cosa che io apprezzo
sempre molto. Il suono dà subito una sensazione di autorevolezza, come se la
catena audio ci dicesse che è in grado di gestire al meglio qualsiasi cosa; si
percepiscono una corposità e un controllo, soprattutto di bassi e mediobassi,
da primato, e forse financo eccessivi, a scapito di una possibile maggior
naturalezza, incisione permettendo. Per provare a usare un solo aggettivo,
visto che in queste righe ne spenderò fin troppi: un suono granitico ma di
grana finissima. A tutto questo contribuisce la piacevolezza dell’utilizzo del
DAC, visto che sia i tastini per la selezione degli ingressi e del menu (forse
solo un po’ troppo piccolini) che il telecomando danno una sensazione fisica di
“ricchezza”, di benessere, per così dire. Insomma: un ascolto al tempo stesso
emozionante e rilassante. Un ascolto che arriva molto vicino alla “vita”
(sonora) che io tendo ad associare ad ascolti da sorgente analogica, anche se
forse un po’ troppo virato verso la perfezione assoluta, se mi si passa
l’ossimoro implicito. Voglio dire che il suono dal vivo è sempre, in pratica,
decisamente imperfetto, per una ragione o per l’altra; che spesso l’analogico
tende a seguire queste imperfezioni oppure ad aggiungercene di sue, tipo il
rumore dei vinili, mentre il suono di questa catena era implacabilmente
perfetto, con le giuste registrazioni. Forse, come dico, fin troppo! Ovviamente
eravamo curiosi di capire quanta parte di questa soddisfazione derivasse dal
DAC in sé, e dopo qualche ora di ascolti abbiamo sostituito il Discrete prima
con un apparecchio dal costo analogo, che chiameremo DAC 2, poi con un altro di
costo inferiore ma comunque di livello elevato, che chiameremo DAC 3. Il DAC 2
si è rivelato all’altezza del Discrete MSB, e per le mie orecchie costituisce
una alternativa validissima a seconda dei gusti personali. Il DAC MSB ha una
grana forse più fina e più ricca ed è più solido e controllato in gamma bassa,
ma al limite, come detto, per i miei gusti fornisce un suono fin troppo
“hi-fi”, che con certe registrazioni può diventare un filino artificiale, per
usare un termine antipatico ma per tentare di farmi capire. Il DAC 2 rimane più
morbido e rotondo, specie a volumi molto alti, e risulta forse più naturale a
scapito del controllo e della spettacolarità. Entrambi i DAC hanno una
macrodinamica strepitosa; sulla microdinamica secondo me vince la macchina MSB.
Infine, il DAC 3 pur reggendo il confronto mostra limiti inevitabili, data la relativamente
ridotta classe di prezzo, soprattutto per una grana leggermente più grossa: ma sono
sfumature, come sempre accade quando si confrontano apparecchi audio di classe
elevata. Anche questo DAC 3 suona benissimo nella catena utilizzata, e credo
che molta parte del merito debba essere data allo streamer, da cui escono
informazioni veramente ricche e dettagliate. Cercheremo in un futuro prossimo
di parlare con più calma del solo streamer, che certamente merita molta
attenzione. La parte analogica a valle del convertitore è di ottimo livello e
non pone ostacoli alle performances della sorgente e dei DAC, ma avendola
ascoltata in precedenza con sorgenti e convertitori diversi, di classe
inferiore a questi di cui stiamo parlando, sappiamo che da sola non è in grado
di rimediare a carenze a monte.
Conclusioni.
Chi come me è affezionato al suono analogico e cerca
soprattutto un suono vivo – in via indipendente dal realismo inteso come
capacità di riprodurre l’evento reale, cosa ovviamente impossibile e/o priva di
senso – troverà in questo DAC, se ben interfacciato, un concorrente temibile
sul versante della musica digitale. Mai sentito un suono digitale più ricco e
coinvolgente. Forse persin troppo, che in certi casi può diventare un suono
troppo “da impianto” e troppo distante dalle imperfezioni degli ascolti dal
vivo; ma è comunque di grandissima soddisfazione, e probabilmente si avvicina
tantissimo al top che si possa fare per estrarre dai files tutto ciò che essi
contengono. Ahimè … per ottenere questo risultato servono un sacco di soldi e
di attenzione, perché tutta la catena deve essere all’altezza e tutto va curato
in modo maniacale: ogni dettaglio ben curato darà un effetto importante sulla
godibilità degli ascolti, e al contrario ogni dettaglio trascurato introdurrà
fastidi percepibili, avvilendo le possibilità di questi apparecchi. Beato chi
può permettersi questo tipo di divertimento; quanto a me, mi sono goduto
parecchio questa occasione, e mi limito a suggerire di provare a procurarsela
anche a chi legge, se gli sarà possibile.
Impianto audio formato da:
Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura,
pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD,
Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del
locale in generale (ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di
ascoltarci) tendente all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali
attorno ai 100 Hz.
Diffusori collocati
a circa un quarto della lunghezza della stanza, a circa 1.5 metri dalla
posizione di ascolto e a circa 100 cm dalle pareti laterali. Decisamente
orientati verso il punto di ascolto.
Ulteriori commenti di Stefano
Non ho molto da integrare all’approfondita disamina del
Prof.
Prima di tutto sottolineerei che gli operatori del settore e
tutti i commenti che ho trovato circa l’opzione della singola o doppia
alimentazione, hanno evidenziato che il secondo alimentatore è quasi
“irrinunciabile”; i nostri commenti sono relativi esclusivamente a questa
configurazione (con doppio alimentatore).
Un’altra considerazione è relativa alla diatriba analogico /
digitale. A mio avviso, a parità di investimento, il digitale ormai non deve
più avere alcun complesso di inferiorità rispetto al vinile. Sono dell’opinione
che allo stato attuale non esiste una superiorità di riproduzione di una
tecnologia rispetto all’altra, sebbene questo non significhi che sicuramente
c’è chi sarà più appagato, anche a parità di spesa, da una tecnologia rispetto
all’altra. Per la scelta della sorgente suggerirei di considerare la quantità
di musica (per tipologia di supporto) che effettivamente già si possiede …per
chi parte da zero non esiterei a raccomandare (per gestione, per costi, per
fruibilità) di partire con il digitale.
Certamente una macchina come l’MSB discrete abbinato ad una
sorgente digitale di pari qualità riesce a compiacere anche i possessori di impianti
analogici di livello elevato sui parametri che stanno a loro più a cuore.
La ricostruzione scenica, la quantità di informazioni e la
fluidità del messaggio sono veramente notevoli e il salto di qualità rispetto
ad ottime ma meno ambizioni conversioni è apprezzabile.
Non si tratta delle differenze sostanziali che si ottengono
da un buon trattamento acustico o anche dalla semplice riduzione delle
risonanze dell’ambiente di ascolto, qui l’entità del beneficio nella
riproduzione non è così evidente ma allo stesso tempo è diverso e non
raggiungibile in altro modo. Se vuoi raggiungere certe prestazioni DEVI curare
il posizionamento dei diffusori in ambiente e attenuare almeno i modi di
risonanza più deleteri ma sarà proprio a quel punto che apprezzerai una
sorgente di questo livello.
Interessantissimo il confronto con altri convertitori.
L’eccellente (e tra i campioni nella sua classe di prezzo
inferiore ai 2000€) Merason Frerot cede il passo all’MSB su tutti i fronti al
primo ascolto.
L’eccellente quanto poco conosciuto pre/dac Libra della
Leema (8900€ di listino nel 2024) è superiore all’MSB per funzionalità (è anche un vero
e proprio premplificatore analogico in classe A) e connessioni digitali (numero
di ingressi maggiore e diversificato) e suona ad un livello elevatissimo. Il
dac Leema ha un’impostazione iper neutrale, iper informativa ma allo stesso
fluida e musicale con uno spiccato sviluppo della ricostruzione scenica nelle 3
dimensioni. Eppure l’MSB riesce ad essere ancora più dettagliato e allo stesso
tempo più fluido e scorrevole, con una grana ancora più fine (direi quasi
impalpabile).
A questo punto ho dovuto scomodare il campione in carica (Vermeer Three) che ho selezionato tra i migliori dac
transitati nello showroom Consound. La lotta si è fatta veramente dura quanto
interessante e gratificante. Personalmente ho trovato che nei diversi parametri
ho riscontrato una superiorità alternata tra una macchina e l’altra.
Riassumendo direi che ho trovato l’MSB superiore come qualità costruttiva (non
ha a che fare con il suono però ha il suo peso). Il Vermeer, di prezzo
confrontabile, non è altrettanto solido e rifinito e risponde con una maggiore
quantità di ingressi e soprattutto con uno streamer di qualità a bordo (non
utilizzato per questo confronto ma approfondiremo). Dal punto di vista delle
prestazioni soniche il dac americano è capace di fornire una quantità di
particolari ancora superiore rispetto al già trasparentissimo Vermeer, superando
quest’ultimo anche per il controllo ferreo del basso. Il francese riesce invece
ad essere estremamente informativo e risultare ancora più naturale (come
dire…meno hifi…) e ancor meno artefatto rispetto dell’MSB, pur notando che il
senso di naturalezza dell’MSB, escludendo proprio il Vermeer, non è risultata
secondo a nessuno tra i dac che ho potuto ascoltare negli ultimi 15 anni. Gli
strumenti del dac francese sono timbricamente appena più spontanei e il tutto
risulta essere un poco più musicale. Se entrambe le macchine riescono a fare
ancor meglio del non meno che eccellente Leema Libra quanto a naturalezza e
piacevolezza di ascolto a volume elevato (a proposito, questo è un aspetto che
normalmente avvantaggia l’analogico rispetto al digitale) tra i due contendenti
al vertice, è con il Vermeer che si può spingere il volume ancora più in alto
aumentando il godimento fino all’esaltazione. Il convertitore francese riesce a conferire un
po’ più di senso di profondità alla ricostruzione prospettica, aspetto che
normalmente è più spiccato nelle macchine più costose / performanti e che trovo
personalmente molto soddisfacente ma che non tutti apprezzano allo stesso modo,
anzi, essendo il senso di profondità eccellentemente manifestato dall’MSB c’è
chi apprezza invece il senso di maggiore proiezione in avanti offerto
dall’americano. Tanto per chiarire quella dell’MSB non è il tipo di
riproduzione “sparata” in avanti ma decisamente scandita nelle 3 dimensioni con
un senso di presenza notevolissimo. Il Vermeer offre una prospettiva
leggermente più lontana; che piaccia di più o di meno all’ascoltatore è altro
discorso. Infine l’impostazione timbrica del MSB Discrete è leggermente più
chiara rispetto al Vermeer (ad esempio con le algide quanto trasparenti Volent
Paragon 3.5 il Vermeer offre una maggiore sinergia ma tale aspetto a mio avviso
non depone a favore di uno o dell’altro sebbene possa essere interessante per i
potenziali abbinamenti).
Dal punto di vista dell’utilizzo, se si vuole sfruttare un
convertitore di questa caratura, penso che sarebbe un delitto abbinarlo ad una
sorgente (streamer, meccanica o similare) di qualità solamente buona; il
vantaggio apportato da una sorgente di livello come l’Antipode K22 4G con
questo livello di convertitori è percepibile e quindi, a questo livello, significativo.
La neutralità del Discrete non si presta a compensare un
impianto particolarmente sbilanciato.
La maggioranza delle persone non può affrontare una spesa di
questa entità per il solo dac (io sono tra di loro) e fortunatamente non è
comunque necessario dotarsi di questo transatlantico per ascoltare e godersi la
musica ad un livello qualitativamente estremamente soddisfacente. Non escludo
inoltre che tra i pochi fortunati ci sia purtroppo chi non lo sfrutta per le
proprie potenzialità perché non ha considerato il prevalente peso
dell’interazione dei diffusori con l’ambiente di ascolto. Tuttavia se correttamente
contestualizzato non si può negare che il livello di riproduzione è superiore
di una o più tacche rispetto a prodotti di lignaggio non altrettanto elevato.
Buon divertimento
Stefano - Consound
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