Non è la prima volta che abbiamo a che fare con prodotti del
produttore danese e le aspettative erano di conseguenza ben auguranti.
L’oggetto della prova è un diffusore decisamente compatto ma per nulla schivo e
anzi con la seria intenzione di farsi apprezzare senza celare alcunché. Seguono i testi che si rifanno alla prova condotta
dal Prof sul canale You Tube Consound e ulteriori commenti integrativi.
Seguono le note
del Professore.
Diffusori
Audiovector QR1 SE.
Ascolti effettuati a inizio
febbraio, con clima freddo e umido. I diffusori sono giunti in showroom nuovi
di fabbrica, negli imballi originali sigillati, e quindi avrebbero necessitato
di un rodaggio un po’ più lungo di quello che abbiamo potuto applicargli noi.
Commenti di tipo soltanto
“pratico” sui diffusori Audiovector QR1 SE.
Abbiamo potuto ascoltare con una
certa calma il suono prodotto da una catena audio di livello medio, formata da
streamer, DAC, integrato e diffusori da stand. L’oggetto di interesse erano gli
Audiovector QR1 SE, diffusori da stand a 2 vie in bass-reflex prodotti da una
ditta danese forse non ancora molto conosciuta in Italia ma certamente molto
apprezzata in giro per il mondo. La Audiovector produce diffusori che vanno dai
circa 1600 Euro di questi QR1 SE, che adesso sono il loro modello entry-level,
ai 70mila e passa del modello top che si chiama R8 Arreté. La sigla SE sta per
“Special Edition”, e in effetti questi diffusori sono una evoluzione dei QR1
base, distribuiti fino a poco fa a 300 Euro in meno degli SE. Le differenze fra
il modello base e il nuovo, stando al sito di Audiovector, consistono in “nuovi
condensatori progettati internamente”, “dissipazione del calore migliorata
tramite resistori rivestiti in metallo”, “cablaggio interno sottoposto a
trattamento criogenico”, “materiale smorzante Nano Pore posizionato
strategicamente”, e “ottimizzazione del bass reflex”. Io non ricordo con
precisione il suono delle QR1 base, che pure ho ascoltato qualche tempo fa, ma
mi sento di affermare già da subito che questi signori danesi hanno lavorato
bene, anche se 300 Euro su un totale di 1600 potrebbero non sembrare pochi.
Questi diffusori montano un tweeter AMT (tipo Heil) e un midwoofer tipico dei
diffusori Audiovector; sul retro hanno morsetti per i cavi piuttosto belli, che
non accettano il biwiring. La porta bass-reflex è situata sul frontale, sotto
il woofer, ed è larga e sottile. La finitura si presenta molto bella, con
materiale assai gradevole sia alla vista che al tatto, e spigoli arrotondati.
Le griglie sono magnetiche, quindi facilissime da togliere e rimettere; noi,
non avendo fisime di estetica, ascoltiamo sempre senza le griglie, e con questi
diffusori l’estetica senza griglie ci è sembrata fin meglio che con, perché
entrambi gli altoparlanti – tweeter e midwoofer – si presentano in modo
veramente attraente, quasi professionale, specie considerando la classe di
prezzo. La casa danese dichiara una impedenza media di 4 Ohm e una sensibilità
di 86 dB/1 W/1 m, il che lascerebbe supporre di dover prestare attenzione
all’amplificazione, specialmente in locali non minuscoli. Noi abbiamo
effettuato tutti gli ascolti nella saletta principale di Consound, che è di
quasi 40 metri quadrati, e abbiamo scelto un integrato da 50 W per canale che
si è rivelato perfettamente in grado di pilotare questi QR1 SE anche spingendo
molto col volume. Abbiamo collocato i diffusori su stand di altezza media e li
abbiamo orientati in modo abbastanza deciso verso il punto di ascolto. Come
facciamo sempre, abbiamo lasciato parecchio spazio alle spalle dei diffusori –
più di metà della lunghezza della saletta, in effetti –, in modo da agevolare
la formazione di una scena acustica con tanta profondità, un parametro che a
noi interessa in modo particolare. Ci sono tantissimi ascoltatori che
preferiscono al contrario un suono proiettato in avanti, tipo monitor, e per
costoro la collocazione ideale potrebbe essere diversa; ma direi che per
costoro deve essere diversa proprio la scelta dei diffusori, come vedremo in
seguito. Come detto all’inizio, si trattava di diffusori nuovi di fabbrica, e
per qualche ora abbiamo ascoltato al solo scopo di fare rodaggio. Dopo un po’
il suono si è ammorbidito in modo sufficiente da renderci soddisfatti, anche se
credo che un centinaio di ore sia necessario per ottenere il meglio di questi
apparecchi; abbiamo quindi proseguito con ascolti più attenti.
Impressioni generali sul suono
dell'impianto nel locale d'ascolto.
Abbiamo ascoltato questi
diffusori a valle di una catena che utilizziamo spesso, costituita da streamer,
DAC e integrato tutti dall’eccellente rapporto qualità/prezzo. Lo streamer era
pilotato da Roon per ascoltare soltanto files contenuti nell’hard disk di un
server dedicato, con alimentazione esterna audiophile. Abbiamo poi investito
qualche ora nel confronto fra le prestazioni di questi QR1 SE e quelle di altri
due diffusori da scaffale, uno di costo di poco superiore e l’altro di costo un
tantino inferiore. Avevamo comunque interesse per entrambi i confronti perché
tutti e tre i diffusori inseriti nella stessa catena propongono, almeno sulla
carta, una grande scena acustica e un suono dettagliato e aperto, con un
accento particolare sulle frequenze medioalte. Le QR1 SE non ci hanno deluso,
superata qualche ora di rodaggio. La caratteristica che più ci è parsa notevole
è la grande quantità di aria che viene mossa da questi piccoli apparecchi, e di
conseguenza il suono “grande” che ne scaturisce. La scena acustica è risultata
particolarmente estesa in profondità, ben dietro il piano che contiene il
baffle dei diffusori, fornendo una bella sensazione di appartenere in qualche
modo da spettatori all’evento riprodotto, con gli esecutori a dovuta distanza
dalle nostre orecchie. Apprezzabilissime la larghezza e l’altezza della scena
acustica, così come la messa a fuoco di voci e strumenti, ovviamente
registrazioni permettendo. La timbrica, come ci aspettavamo, è sostanzialmente
orientata verso le frequenze medioalte, dove i tweeter AMT svolgono un lavoro
di livello direi ben superiore alla classe di prezzo dei diffusori. Le
medioalte e le alte/altissime sono sì in evidenza, ma hanno una ricchezza, una
naturalezza e un dettaglio che rende gli ascolti molto coinvolgenti, a patto di
non essere decisamente interessati a sentire i pugni nello stomaco e quindi
trovare l’insieme un po’ troppo leggero. Bassi profondi direi pochi, infatti,
ma mediobassi ben presenti anche se non perfettamente sotto controllo con certe
registrazioni che di tanto in tanto possono dare la sensazione di un suono
appena appena monocorde. Ma la ricchezza e la finezza della trama, dal registro
delle voci in su, compensano ampiamente qualsiasi limite possa esistere in
basso, limite peraltro associato in modo inevitabile ai midwoofer da 6 pollici.
Ottima la dinamica, e nessuna difficoltà particolare nel pilotaggio da parte di
un integrato da 50 Watt per canale, di costo ben inferiore a quello dei
diffusori ma di grande qualità. Il confronto con gli altri due diffusori ha
mostrato che, per i miei gusti almeno, questi Audiovector, inseriti nella
catena che abbiamo utilizzato e nell’ambiente standard di Consound, sono
comunque risultati i più gradevoli. I diffusori di prezzo inferiore, pur
eccellenti nella loro categoria almeno per alcuni aspetti, non hanno mostrato
vantaggi sui QR1 SE per alcun parametro, e anzi, al confronto con la bellezza
dei medioalti dei danesi mi sono a volte sembrati persino un po’ sguaiati, se
mi si passa il termine che vuol solo essere evocativo, non un giudizio. I
diffusori di prezzo superiore sono risultati di poco preferibili agli
Audiovector per il controllo in gamma bassa, e forse anche per la
macrodinamica; anche questi sono campioni nel proporre scena acustica e
focalizzazione di livello superiore alla media nella loro classe di prezzo, ma
a me personalmente sono piaciuti un po’ meno dei QR1 SE, per questo aspetto,
soprattutto perché non riescono a produrre la profondità dell’immagine che si
ottiene con gli Audiovector. I QR1 SE, inoltre, potrebbero risultare vincitori
anche per chi presta attenzione all’estetica, visto che, dei tre diffusori
utilizzati, a nostro giudizio sono i più accattivanti, almeno nella finitura
walnut che abbiamo avuto a disposizione. Gli altoparlanti sono particolarmente
gradevoli all’occhio, specialmente per chi gradisce una estetica moderna e
tendente al professionale: il tweeter AMT contribuisce a questo in modo
particolare. Entrambi i diffusori di confronto, a differenza dei QR1 SE, hanno
morsetti che accettano il biwiring, cosa che potrà certamente interessare a
diversi appassionati.
Conclusioni.
Come tutti i diffusori
Audiovector che abbiamo potuto ascoltare con un minimo di serietà, quindi
escludendo quantomeno le presentazioni alle fiere di settore, anche questi
entry-level ci hanno colpito per l’ottimo rapporto prezzo-prestazioni. Se si
cura la catena a monte e si presta attenzione alla collocazione in un ambiente
privo di problemi particolari, o perlomeno curato un minimo, questi QR1 SE
producono un suono importante soprattutto per dimensioni, e una timbrica
estremamente ricca e fascinosa dai 500 Hz (diciamo) in su. Sono diffusori da
stand dalle dimensioni piuttosto ridotte, e non si farà troppa fatica a
inserirli in ambienti anche piccoli, pur di lasciare spazio adeguato attorno a
essi, e specialmente alle loro spalle. In queste condizioni daranno il suono
più spettacolare, che piacerà a chi ama una scena acustica arretrata e al tempo
stesso molto grande e molto ariosa. Non ci sembrano invece adatti a chi ama i
monitor alla JBL, per dire, ma dubito che qualsiasi amante delle JBL potrebbe
mai pensare di orientarsi verso Audiovector, a meno di notevoli cambiamenti di
gusti. Si consiglia di prestare attenzione all’amplificazione e al cablaggio,
onde evitare sia una eccessiva leggerezza dei bassi sia un eccesso di enfasi
sui medioalti, che se non ben controllati potrebbero rischiare di diventare
fastidiosi: il tweeter di Heil perdona ben poco, sia nelle registrazioni che
nel pilotaggio e nella loro stessa realizzazione e implementazione.
__________________________________________________
Impianto audio formato da:
·
server Roon per i
files audio
·
streamer 3D Lab
Nano Player Sonata V4
·
DAC Merason
Frerot
·
cavi digitali coassiali Thender
·
cavi di segnale Audioquest Diamond rca
·
cavi di potenza MIT SL9 S12
·
integrato
Audiolab 6000A
·
diffusori di
confronto: Fyne F500, Fyne F500 SP.
Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura, pavimento su
terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD, Tube Traps e
altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del locale in generale
(ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di ascoltarci) tendente
all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali attorno ai 100 Hz.
Diffusori collocati a circa un
quarto della lunghezza della stanza, a circa 1.5 metri dalla posizione di
ascolto e a circa 100 cm dalle pareti laterali. Decisamente orientati verso il
punto di ascolto.
Ulteriori commenti
di Stefano
Prima di tutto un commento rispetto alla serie precedente
(peraltro difficilmente distinguibile dal punto di vista estetico). Sebbene io
debba pescare da impressioni pregresse peraltro maturate in contesti diversi,
direi che la nuova serie beneficia di un superiore contrasto. Rimane una
capacità di discriminare il particolare da fuoriclasse e la compostezza
caratteristica di questo progetto, ma l’accenno di reticenza che forse si
poteva attribuire alla precedente versione ora è superato. La ricostruzione scenica
tridimensionale tipica dei diffusori compatti è in questo caso esaltata forse
anche dalle caratteristiche, dalla qualità e dalla taratura di questa versione
del tweeter AMT che ottimamente accordato ad un mid-woofer (rapido e amalgamato)
riesce a tenere il passo in gamma medio bassa per poi cedere alle leggi della
fisica per quanto riguarda le ottave più profonde.
Da questo punto di vista il confronto con un campione della
categoria quale la F500SP di Fyne Audio può essere indicativo. Premesso che
entrambi i prodotti ambirebbero al podio di miglior diffusore nella classe di
appartenza, il Fyne Audio riesce ad essere più convincente in gamma medio
bassa, con maggiore estensione sotto i 50 hz e una superiore capacità di
impatto. Non ho portato alcuno dei due diffusori al limite della tenuta ma forse
il modello F500SP è capace di una superiore spinta dinamica complessiva. Dal
punto di vista della ricostruzione prospettica siamo di fronte a due primatisti,
non c’è dubbio. La ricostruzione di Fyne ha un maggiore senso fisico di
presenza e Audiovector riesce a scontornare e a mettere a fuoco con ancor maggiore
precisione. Fyne propone un posizionamento più avanzato degli esecutori
principali, Audiovector li posiziona invece più in profondità. Ho trovato che
il senso di altezza fisica nell’illusione ricreata dalle QR1SE è più
pronunciato.
Gli inglesi offrono una coerenza eccezionale (probabilmente la
migliore tra quelle ascoltate in showroom insieme alle sorelle minori F500); in
altri termini il passaggio tra i compiti affidati ai due trasduttori è quasi
impercettibile. Da questo punto di vista le danesi offrono una prestazione
solo…superiore alla media (!) e invece si aggiudicano il titolo nella loro
categoria dei diffusori con la gamma alta più estesa, più fine e allo stesso
tempo meno aggressiva tra quelli transitati nello showroom Consound.
In occasione del confronto tra due pretendenti al titolo,
una menzione va fatta anche alla realizzazione estetica. Personalmente io non
riesco a decidere quale preferisco, il Prof. predilige le Audiovector, invece un
cliente transitato in showroom ha preferito le Fyne. Da segnalare in ogni caso
una realizzazione curatissima per entrambi i prodotti.
Complessivamente la timbrica dei diffusori Audiovector QR1
SE tende al chiaro sebbene in modo assolutamente non esacerbato.
Per gli amanti del dettaglio, suggerirei l’abbinamento a
sorgenti e amplificatori tendenzialmente neutri oppure, mi sposterei verso
amplificazioni che offrono corpo (sia in senso timbrico che di immagine
virtuale) agli esecutori. L’agilità del medio basso agevola il posizionamento
anche vicino alle pareti sebbene, per quanto riguarda la ricostruzione scenica
e al senso di “sparizione” dei diffusori come sorgenti, vorrei evidenziare che non
c’è alcun super prodotto, indipendentemente dal costo, che possa sopperire ad
un posizionamento lontano dalle pareti (in rapporto alla distanza di ascolto).
Buon divertimento
Stefano - Consound
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