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RECENSIONE Audiovector QR1 SE

Pubblicato il: 03/14/2025 18:03:59, nella sezione Recensioni

Non è la prima volta che abbiamo a che fare con prodotti del produttore danese e le aspettative erano di conseguenza ben auguranti. L’oggetto della prova è un diffusore decisamente compatto ma per nulla schivo e anzi con la seria intenzione di farsi apprezzare senza celare alcunché.  Seguono i testi che si rifanno alla prova condotta dal Prof sul canale You Tube Consound e ulteriori commenti integrativi.

 

Seguono le note del Professore.

Diffusori Audiovector QR1 SE.

Ascolti effettuati a inizio febbraio, con clima freddo e umido. I diffusori sono giunti in showroom nuovi di fabbrica, negli imballi originali sigillati, e quindi avrebbero necessitato di un rodaggio un po’ più lungo di quello che abbiamo potuto applicargli noi.

 

Commenti di tipo soltanto “pratico” sui diffusori Audiovector QR1 SE.

Abbiamo potuto ascoltare con una certa calma il suono prodotto da una catena audio di livello medio, formata da streamer, DAC, integrato e diffusori da stand. L’oggetto di interesse erano gli Audiovector QR1 SE, diffusori da stand a 2 vie in bass-reflex prodotti da una ditta danese forse non ancora molto conosciuta in Italia ma certamente molto apprezzata in giro per il mondo. La Audiovector produce diffusori che vanno dai circa 1600 Euro di questi QR1 SE, che adesso sono il loro modello entry-level, ai 70mila e passa del modello top che si chiama R8 Arreté. La sigla SE sta per “Special Edition”, e in effetti questi diffusori sono una evoluzione dei QR1 base, distribuiti fino a poco fa a 300 Euro in meno degli SE. Le differenze fra il modello base e il nuovo, stando al sito di Audiovector, consistono in “nuovi condensatori progettati internamente”, “dissipazione del calore migliorata tramite resistori rivestiti in metallo”, “cablaggio interno sottoposto a trattamento criogenico”, “materiale smorzante Nano Pore posizionato strategicamente”, e “ottimizzazione del bass reflex”. Io non ricordo con precisione il suono delle QR1 base, che pure ho ascoltato qualche tempo fa, ma mi sento di affermare già da subito che questi signori danesi hanno lavorato bene, anche se 300 Euro su un totale di 1600 potrebbero non sembrare pochi. Questi diffusori montano un tweeter AMT (tipo Heil) e un midwoofer tipico dei diffusori Audiovector; sul retro hanno morsetti per i cavi piuttosto belli, che non accettano il biwiring. La porta bass-reflex è situata sul frontale, sotto il woofer, ed è larga e sottile. La finitura si presenta molto bella, con materiale assai gradevole sia alla vista che al tatto, e spigoli arrotondati. Le griglie sono magnetiche, quindi facilissime da togliere e rimettere; noi, non avendo fisime di estetica, ascoltiamo sempre senza le griglie, e con questi diffusori l’estetica senza griglie ci è sembrata fin meglio che con, perché entrambi gli altoparlanti – tweeter e midwoofer – si presentano in modo veramente attraente, quasi professionale, specie considerando la classe di prezzo. La casa danese dichiara una impedenza media di 4 Ohm e una sensibilità di 86 dB/1 W/1 m, il che lascerebbe supporre di dover prestare attenzione all’amplificazione, specialmente in locali non minuscoli. Noi abbiamo effettuato tutti gli ascolti nella saletta principale di Consound, che è di quasi 40 metri quadrati, e abbiamo scelto un integrato da 50 W per canale che si è rivelato perfettamente in grado di pilotare questi QR1 SE anche spingendo molto col volume. Abbiamo collocato i diffusori su stand di altezza media e li abbiamo orientati in modo abbastanza deciso verso il punto di ascolto. Come facciamo sempre, abbiamo lasciato parecchio spazio alle spalle dei diffusori – più di metà della lunghezza della saletta, in effetti –, in modo da agevolare la formazione di una scena acustica con tanta profondità, un parametro che a noi interessa in modo particolare. Ci sono tantissimi ascoltatori che preferiscono al contrario un suono proiettato in avanti, tipo monitor, e per costoro la collocazione ideale potrebbe essere diversa; ma direi che per costoro deve essere diversa proprio la scelta dei diffusori, come vedremo in seguito. Come detto all’inizio, si trattava di diffusori nuovi di fabbrica, e per qualche ora abbiamo ascoltato al solo scopo di fare rodaggio. Dopo un po’ il suono si è ammorbidito in modo sufficiente da renderci soddisfatti, anche se credo che un centinaio di ore sia necessario per ottenere il meglio di questi apparecchi; abbiamo quindi proseguito con ascolti più attenti.

 

Impressioni generali sul suono dell'impianto nel locale d'ascolto.

Abbiamo ascoltato questi diffusori a valle di una catena che utilizziamo spesso, costituita da streamer, DAC e integrato tutti dall’eccellente rapporto qualità/prezzo. Lo streamer era pilotato da Roon per ascoltare soltanto files contenuti nell’hard disk di un server dedicato, con alimentazione esterna audiophile. Abbiamo poi investito qualche ora nel confronto fra le prestazioni di questi QR1 SE e quelle di altri due diffusori da scaffale, uno di costo di poco superiore e l’altro di costo un tantino inferiore. Avevamo comunque interesse per entrambi i confronti perché tutti e tre i diffusori inseriti nella stessa catena propongono, almeno sulla carta, una grande scena acustica e un suono dettagliato e aperto, con un accento particolare sulle frequenze medioalte. Le QR1 SE non ci hanno deluso, superata qualche ora di rodaggio. La caratteristica che più ci è parsa notevole è la grande quantità di aria che viene mossa da questi piccoli apparecchi, e di conseguenza il suono “grande” che ne scaturisce. La scena acustica è risultata particolarmente estesa in profondità, ben dietro il piano che contiene il baffle dei diffusori, fornendo una bella sensazione di appartenere in qualche modo da spettatori all’evento riprodotto, con gli esecutori a dovuta distanza dalle nostre orecchie. Apprezzabilissime la larghezza e l’altezza della scena acustica, così come la messa a fuoco di voci e strumenti, ovviamente registrazioni permettendo. La timbrica, come ci aspettavamo, è sostanzialmente orientata verso le frequenze medioalte, dove i tweeter AMT svolgono un lavoro di livello direi ben superiore alla classe di prezzo dei diffusori. Le medioalte e le alte/altissime sono sì in evidenza, ma hanno una ricchezza, una naturalezza e un dettaglio che rende gli ascolti molto coinvolgenti, a patto di non essere decisamente interessati a sentire i pugni nello stomaco e quindi trovare l’insieme un po’ troppo leggero. Bassi profondi direi pochi, infatti, ma mediobassi ben presenti anche se non perfettamente sotto controllo con certe registrazioni che di tanto in tanto possono dare la sensazione di un suono appena appena monocorde. Ma la ricchezza e la finezza della trama, dal registro delle voci in su, compensano ampiamente qualsiasi limite possa esistere in basso, limite peraltro associato in modo inevitabile ai midwoofer da 6 pollici. Ottima la dinamica, e nessuna difficoltà particolare nel pilotaggio da parte di un integrato da 50 Watt per canale, di costo ben inferiore a quello dei diffusori ma di grande qualità. Il confronto con gli altri due diffusori ha mostrato che, per i miei gusti almeno, questi Audiovector, inseriti nella catena che abbiamo utilizzato e nell’ambiente standard di Consound, sono comunque risultati i più gradevoli. I diffusori di prezzo inferiore, pur eccellenti nella loro categoria almeno per alcuni aspetti, non hanno mostrato vantaggi sui QR1 SE per alcun parametro, e anzi, al confronto con la bellezza dei medioalti dei danesi mi sono a volte sembrati persino un po’ sguaiati, se mi si passa il termine che vuol solo essere evocativo, non un giudizio. I diffusori di prezzo superiore sono risultati di poco preferibili agli Audiovector per il controllo in gamma bassa, e forse anche per la macrodinamica; anche questi sono campioni nel proporre scena acustica e focalizzazione di livello superiore alla media nella loro classe di prezzo, ma a me personalmente sono piaciuti un po’ meno dei QR1 SE, per questo aspetto, soprattutto perché non riescono a produrre la profondità dell’immagine che si ottiene con gli Audiovector. I QR1 SE, inoltre, potrebbero risultare vincitori anche per chi presta attenzione all’estetica, visto che, dei tre diffusori utilizzati, a nostro giudizio sono i più accattivanti, almeno nella finitura walnut che abbiamo avuto a disposizione. Gli altoparlanti sono particolarmente gradevoli all’occhio, specialmente per chi gradisce una estetica moderna e tendente al professionale: il tweeter AMT contribuisce a questo in modo particolare. Entrambi i diffusori di confronto, a differenza dei QR1 SE, hanno morsetti che accettano il biwiring, cosa che potrà certamente interessare a diversi appassionati.

 

Conclusioni.

Come tutti i diffusori Audiovector che abbiamo potuto ascoltare con un minimo di serietà, quindi escludendo quantomeno le presentazioni alle fiere di settore, anche questi entry-level ci hanno colpito per l’ottimo rapporto prezzo-prestazioni. Se si cura la catena a monte e si presta attenzione alla collocazione in un ambiente privo di problemi particolari, o perlomeno curato un minimo, questi QR1 SE producono un suono importante soprattutto per dimensioni, e una timbrica estremamente ricca e fascinosa dai 500 Hz (diciamo) in su. Sono diffusori da stand dalle dimensioni piuttosto ridotte, e non si farà troppa fatica a inserirli in ambienti anche piccoli, pur di lasciare spazio adeguato attorno a essi, e specialmente alle loro spalle. In queste condizioni daranno il suono più spettacolare, che piacerà a chi ama una scena acustica arretrata e al tempo stesso molto grande e molto ariosa. Non ci sembrano invece adatti a chi ama i monitor alla JBL, per dire, ma dubito che qualsiasi amante delle JBL potrebbe mai pensare di orientarsi verso Audiovector, a meno di notevoli cambiamenti di gusti. Si consiglia di prestare attenzione all’amplificazione e al cablaggio, onde evitare sia una eccessiva leggerezza dei bassi sia un eccesso di enfasi sui medioalti, che se non ben controllati potrebbero rischiare di diventare fastidiosi: il tweeter di Heil perdona ben poco, sia nelle registrazioni che nel pilotaggio e nella loro stessa realizzazione e implementazione.

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Impianto audio formato da:

·         server Roon per i files audio

·         streamer 3D Lab Nano Player Sonata V4

·         DAC Merason Frerot

·         cavi digitali coassiali Thender

·         cavi di segnale Audioquest Diamond rca

·         cavi di potenza MIT SL9 S12

·         integrato Audiolab 6000A

·         diffusori di confronto: Fyne F500, Fyne F500 SP.

 

Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura, pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD, Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del locale in generale (ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di ascoltarci) tendente all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali attorno ai 100 Hz.

 

Diffusori collocati a circa un quarto della lunghezza della stanza, a circa 1.5 metri dalla posizione di ascolto e a circa 100 cm dalle pareti laterali. Decisamente orientati verso il punto di ascolto.

 

Ulteriori commenti di Stefano

Prima di tutto un commento rispetto alla serie precedente (peraltro difficilmente distinguibile dal punto di vista estetico). Sebbene io debba pescare da impressioni pregresse peraltro maturate in contesti diversi, direi che la nuova serie beneficia di un superiore contrasto. Rimane una capacità di discriminare il particolare da fuoriclasse e la compostezza caratteristica di questo progetto, ma l’accenno di reticenza che forse si poteva attribuire alla precedente versione ora è superato. La ricostruzione scenica tridimensionale tipica dei diffusori compatti è in questo caso esaltata forse anche dalle caratteristiche, dalla qualità e dalla taratura di questa versione del tweeter AMT che ottimamente accordato ad un mid-woofer (rapido e amalgamato) riesce a tenere il passo in gamma medio bassa per poi cedere alle leggi della fisica per quanto riguarda le ottave più profonde.

Da questo punto di vista il confronto con un campione della categoria quale la F500SP di Fyne Audio può essere indicativo. Premesso che entrambi i prodotti ambirebbero al podio di miglior diffusore nella classe di appartenza, il Fyne Audio riesce ad essere più convincente in gamma medio bassa, con maggiore estensione sotto i 50 hz e una superiore capacità di impatto. Non ho portato alcuno dei due diffusori al limite della tenuta ma forse il modello F500SP è capace di una superiore spinta dinamica complessiva. Dal punto di vista della ricostruzione prospettica siamo di fronte a due primatisti, non c’è dubbio. La ricostruzione di Fyne ha un maggiore senso fisico di presenza e Audiovector riesce a scontornare e a mettere a fuoco con ancor maggiore precisione. Fyne propone un posizionamento più avanzato degli esecutori principali, Audiovector li posiziona invece più in profondità. Ho trovato che il senso di altezza fisica nell’illusione ricreata dalle QR1SE è più pronunciato. 

Gli inglesi offrono una coerenza eccezionale (probabilmente la migliore tra quelle ascoltate in showroom insieme alle sorelle minori F500); in altri termini il passaggio tra i compiti affidati ai due trasduttori è quasi impercettibile. Da questo punto di vista le danesi offrono una prestazione solo…superiore alla media (!) e invece si aggiudicano il titolo nella loro categoria dei diffusori con la gamma alta più estesa, più fine e allo stesso tempo meno aggressiva tra quelli transitati nello showroom Consound.

In occasione del confronto tra due pretendenti al titolo, una menzione va fatta anche alla realizzazione estetica. Personalmente io non riesco a decidere quale preferisco, il Prof. predilige le Audiovector, invece un cliente transitato in showroom ha preferito le Fyne. Da segnalare in ogni caso una realizzazione curatissima per entrambi i prodotti.

Complessivamente la timbrica dei diffusori Audiovector QR1 SE tende al chiaro sebbene in modo assolutamente non esacerbato.

Per gli amanti del dettaglio, suggerirei l’abbinamento a sorgenti e amplificatori tendenzialmente neutri oppure, mi sposterei verso amplificazioni che offrono corpo (sia in senso timbrico che di immagine virtuale) agli esecutori. L’agilità del medio basso agevola il posizionamento anche vicino alle pareti sebbene, per quanto riguarda la ricostruzione scenica e al senso di “sparizione” dei diffusori come sorgenti, vorrei evidenziare che non c’è alcun super prodotto, indipendentemente dal costo, che possa sopperire ad un posizionamento lontano dalle pareti (in rapporto alla distanza di ascolto).

Buon divertimento

Stefano - Consound 

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