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RECENSIONE Antipodes Kala 22 (o K22 in versione G4).

Pubblicato il: 05/29/2025 18:05:09, nella sezione Recensioni

Commenti del Prof. relativi all’Antipodes K22 in versione G4

Ascolti effettuati a inizio febbraio, con clima caldissimo per la stagione e asciuttissimo. Lo streamer in questione ci è gentilmente stato fornito per diverse settimane per poterlo ascoltare e valutare, ed era già usato e rodato, e dotato di una piccola libreria di files musicali nel disco fisso al suo interno.

 

Commenti di tipo soltanto “pratico” sullo streamer Antipodes K22.

La ditta Antipodes ha sede in Nuova Zelanda e da diversi lustri produce streamer audio di altissima qualità. Al momento il loro catalogo, almeno in Italia, propone 5 diversi modelli a partire da 9100 Euro fino ad arrivare a 37700. Il K22 che abbiamo avuto in prova è il secondo dal basso; di listino, credo con disco interno da 500 GB, costa 11700 Euro. Viene descritto dall’importatore italiano come “Funzionalità prevalentemente Player e Reclocker con capacità Server per librerie di media grandezza (fino 8TB).” Player significa che può riprodurre files audio inviandoli a un convertitore, Reclocker significa che se riceve files audio da un dispositivo esterno tramite, tipicamente, un cavo LAN, prima di inviarlo al DAC procede a ripristinare il segnale digitale corretto riducendo o eliminando errori di trasmissione a monte (tipicamente il jitter). La capacità Server significa che (a) contiene un disco fisso interno su cui si possono memorizzare files audio, che nel caso del K22 vanno da 500 GB fino a un massimo di 8 TB e (b) che contiene un processore in grado di far girare diversi software per la gestione di librerie di files audio, quindi piuttosto ben stazzato. Fra questi software va segnalato Roon, che è forse il più ricco di dotazioni e di informazioni al momento, anche se a prezzo di una notevolissima pesantezza sia per occupazione di memoria RAM sia di calcolo. Il K22 si presenta grande, solido e pesante; sul frontale c’è poco o niente: un grosso pulsante di standby e due piccoli LED per segnalare lo standby e la piena operatività. In ingresso, sul retro, c’è una porta LAN, e in uscita si può scegliere fra coassiale, AES/EBU, Toslink, HDMI e USB. C’è poi una presa per un clock esterno e altre prese di servizio su cui non ho indagato. Dal punto di vista pratico ho trovato questa macchina un filino più difficile della media, perché già solo se si cambia output da digitale qualsiasi a USB bisogna entrare nel Setup del software di controllo, che gira su browser, e selezionare l’output desiderato. Diversamente il K22 non emette bit. Se si sconnette e riconnette il cavo LAN non sempre il K22 prende al volo il suo indirizzo IP, ed è decisamente raccomandabile prima metterlo in standby, poi cambiare il cavo LAN, e poi rimetterlo in operatività. Se nel Setup dell’apparecchio per una qualsiasi ragione non si è selezionata alcuna uscita audio il K22 non viene visto come disponibile dai software di gestione della musica, anche se viene regolarmente riconosciuto come presente sulla rete informatica. Se nel Setup dell’apparecchio non viene scelto il software che fungerà da music server l’apparecchio risulta irraggiungibile, pur essendo presente sulla rete informatica e visibile dal Setup.  Insomma: bisogna stare un po’ attenti a quel che si fa, e per prima cosa configurare tutto correttamente sulla base sia dei collegamenti che del software con cui si vuol far suonare questo K22. Stando ben attenti a queste operazioni preliminari non si hanno ulteriori difficoltà e tutto procede regolarmente e senza intoppi; ma è certo che ho visto streamer molto più “friendly”. Una caratteristica che io trovo molto utile è che il disco fisso in dotazione è rimovibile dal retro dell’apparecchio, e quindi si può tranquillamente iniziare dal “piccolo” da 500 GB e passare a dischi più capienti solo alla bisogna e senza dover cambiare tutta la macchina (o portarla in assistenza) come capita con altri marchi. Questo streamer gestisce files PCM fino a 32/768 e DSD fino a 512 sull’uscita USB; sulle uscite digitali si ferma a PCM 24/192 e DSD solo 64 e solo in trasmissione DOP, ossia DSD over PCM. Noi abbiamo ascoltato sia l’uscita AES/EBU che la USB; inoltre abbiamo messo a confronto questo streamer con altri due di costo solo di poco inferiore, e abbiamo infine cercato di rilevare differenze all’ascolto derivanti dall’utilizzo prima del server Roon interno al K22, riproducendo files interni al disco fisso del K22, e poi di un server Roon installato su un PC esterno, riproducendo gli stessi files audio però residenti sul disco fisso del PC esterno.

 

Impressioni generali sul suono dell'impianto nel locale d'ascolto.

Per gli ascolti di questo streamer abbiamo avuto a disposizione una intera catena di livello più che adeguato, il che ci ha permesso di evitare colli di bottiglia che potessero mascherare pregi ed eventuali difetti dei componenti. In particolare abbiamo potuto utilizzare ben 3 diversi DAC, di cui due di livello altissimo e uno di buon livello, che ha mostrato il solo limite, rispetto agli altri due, di una grana leggermente meno fine. Amplificatore, diffusori e cablaggi sono rimasti fissi, ed erano tutti di livello adeguato a questo streamer. Questa catena a mio parere avrebbe meritato anche un buon filtro di alimentazione, viste le pessime caratteristiche della tensione di rete disponibile nello showroom di Consound, ma in questo periodo non avevamo a disposizione niente che fosse all’altezza. Abbiamo parlato in passato sia del filtro PS Audio che del filtro Vexo, e siamo sicuri che entrambi avrebbero portato un contributo positivo facilmente percepibile, specie sulla qualità della scena acustica e dei contorni di voci e strumenti, in una catena audio di livello alto come quella utilizzata per questi ascolti. Ma proviamo a dire finalmente qualcosa sul suono che si ottiene con la catena audio di base, quindi con il K22 come streamer, Roon server residente nel K22, files audio residenti nel K22, DAC di livello massimo, finale e diffusori. Corposità, ricchezza di dettagli, raffinatezza del tessuto musicale e grandissimo controllo soprattutto dei mediobassi sono le prime caratteristiche specifiche di questo ascolto che ho notato. L’eccellente scena acustica a mio parere rimane intrinseca ad altre componenti della catena, e in primis alla geometria di diffusori e punto di ascolto, e alle caratteristiche dei diffusori medesimi. Come ho detto in occasione di ascolti precedenti, questa catena, anche e soprattutto per merito della sorgente e del DAC, fornisce un suono estremamente vivace, o meglio “vivo”: una caratteristica che di rado riesco a percepire nel suono di files audio e che di solito associo agli ascolti di vinile ben prodotto a partire da master analogici. Il digitale, almeno per le mie orecchie e per il mio cervello un po’ datati, e abituati da decenni agli ascolti analogici, tende a suonare un po’ troppo dolce, rilassato, morbido: non tanto per la timbrica, che comunque segue sempre pedissequamente ciò che i files contengono, ma per la sensazione di assenza di vitalità, cosa che invece riesco spesso a ritrovare nei buoni vinili. Come se il digitale proponesse contorni arrotondati per ogni strumento e ogni voce. Dopo aver effettuato ascolti prolungati di questa catena, mi sento di affermare che il difetto, a quanto pare, non risiede nel digitale di per sé, ma negli apparecchi con cui lo si ascolta. Il digitale oggi può suonare bene nel senso a cui mi riferisco, ma purtroppo ancora al giorno d’oggi per ottenere dal digitale la sensazione di suono vivo che è relativamente facile ottenere dall’analogico – vinile, ma anche nastri da ¼ di pollice a velocità di rotazione sufficiente – serve spendere cifre molto alte. O meglio: non so se “serva”, ma certamente è necessario, perché gli apparecchi digitali di costo abbordabile per persone normali come il sottoscritto a mio parere ancora producono un suono ben lontano dall’avvicinarsi alla vitalità di un buon suono analogico. Questo K22, inserito in una catena adeguata e curando interfacciamenti e soprattutto ambiente e geometria di ascolto, mi dimostra che si può ottenere un eccellente e vitalissimo suono anche dal digitale. Se proprio, in questo suono così attraente e soddisfacente rilevo forse un eccesso di “perfezione”, quindi una cosa per definizione incompatibile con la vita “reale”, che ancora mi fa preferire l’analogico: ma in questo caso deve essere un analogico di livello eccelso. Non posso dirvi cosa, nella progettazione e costruzione di questo streamer, sia decisivo per questo risultato, né tantomeno se questo “cosa” tanto decisivo meriti i soldi che oggi vengono chiesti, ma tant’è. Mi ripeto: dopo questi ascolti constato che al giorno d’oggi è diventato possibile ottenere un suono digitale bello e coinvolgente ed emozionante, ma a costi ancora troppo alti. Spero che manchi poco tempo al momento in cui apparecchi audio digitali di costo abbordabile produrranno un suono così completo e soddisfacente. Due parole, per terminare, sui diversi confronti che abbiamo potuto effettuare. Il primo è semplicemente riferito a streamer diversi nelle medesime condizioni al contorno. Il K22 è risultato superiore agli altri due che abbiamo potuto confrontargli, soprattutto come finezza di grana, precisione di contorni e sensazione di luminosità del messaggio sonoro nel suo insieme. Ma non c’è stata una superiorità schiacciante, un indizio del fatto che abbiamo confrontato apparecchi tutto sommato equivalenti. Il passaggio del cavo di output da AES/EBU a USB ha mostrato che (a) con la connessione USB si ottiene un volume decisamente più alto a parità di controlli e ma (b) l’uscita AES/EBU sembra fornire una prestazione complessiva leggermente più raffinata, ovviamente a parità di volumi. Infine, il confronto fra utilizzo di server Roon e files interni a K22 contro server Roon e files esterni, residenti su un PC dedicato, ha mostrato praticamente quasi nessuna differenza, al punto che io ho trovato leggermente superiore l’ascolto con il Roon interno, che mi è sembrato un tantino più luminoso, mentre Stefano ha trovato un pochino più a fuoco il suono riprodotto da Roon eseguito sul PC esterno, facendo quindi lavorare il K22 come streamer puro e non come anche server. La scarsissima differenza fra i due ascolti potrebbe derivare dal fatto che il K22 contiene un reclocker; se avessimo ascoltato il K21, praticamente identico al K22 ma privo di reclocker interno, probabilmente la differenza fra usare Roon interno ed esterno sarebbe risultata più evidente, credo a favore di Roon interno. Il solo vero salto di livello verso il basso, seppure non drammatico, è stato da noi percepito sostituendo o lo streamer o il DAC e passando da apparecchi da dodicimila a quattromila Euro per lo streamer, e da diciottomila a novemila Euro per il convertitore. Come dicevo, purtroppo oggi per ascoltare come si deve il digitale servono ancora molti, troppi soldi.

 

Conclusioni.

Stiamo parlando di catene audio di livello alto, quindi sembrerebbe normale che suonino bene, qualsiasi cosa ciò significhi. La cosa invece non è affatto scontata, perché se non si curano, specie in presenza di componenti costosi e potenzialmente di ottima qualità, per prima cosa l’ambiente e la geometria di ascolto e di seguito tutti gli interfacciamenti si finirà per restare delusi. Ho ascoltato spesso catene supercostose fornire risultati miseri, soprattutto per colpa di ambienti di ascolto veramente ridicoli. Vorrei ricordare che in molti casi, soprattutto (ma non solo) se si ascolta musica digitale, può bastare un DSP ben tarato per ottenere dalla catena audio quasi tutto ciò che può fornire, come ci è recentemente capitato da un cliente che senza DSP pretendeva di ascoltare bene una catena da forse duecentomila Euro però collocata in un sottoscala. E ricordo che Roon include un eccellente software per DSP – sia in versione parametrica che in versione convolution, ancor più raffinata ma che richiede hardware di calcolo veramente robusti specie per gestire file DSD – dei files audio che viene chiamato a riprodurre, risultando quindi una valida alternativa, visto il suo costo, all’acquisto di un apparecchio DSP puro che oltre tutto richiederà cavi addizionali. Lo streamer Antipodes Kala 22 rientra nella categoria degli apparecchi costosi e di qualità audio più che adeguata al costo, almeno per gli standard di oggi, e consigliamo di provare ad ascoltarlo se si ha un budget di questo tipo e si vuole avere, nelle giuste condizioni, il suono che ci si aspetta. Si tratta di un apparecchio che soddisferà chiunque, dato che non gli abbiamo riscontrato idiosincrasie o tendenze particolari. Suona bene tutto ciò che è registrato bene, e basta. Concorrenti, nella fascia di prezzo? pochi, direi … mi vengono in mente dei Lumin, dei Weiss, dei Naim, che però non sono per tutti i gusti, degli Innuos, dei Vermeer, forse altro che mi sfugge e di cui mi scuso. Poi ci sono apparecchi molto più costosi, anche della stessa Antipodes, ma direi che sarà bene fermarci qui.

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Impianto audio formato da:

·         Server Roon per i files audio, sia interno al K22 sia su PC esterno con alimentatore separato Keces P14

·         Streamer di confronto: Vermeer Three e Innuos Zenith Mk3

·         DAC: Vermeer Three, MSB Discrete e Leema Libra

·         cavo digitale AES/EBU HiDiamond Digital Reference AES1

·         cavi di segnale MIT SL6 XLR

·         cavi di potenza XLO REFERENCE 2

·         finale di potenza Leema Hydra Anniversary

·         diffusori Audiovector R3 Arreté con cavi di massa Freedom.

Locale d'ascolto a piano terra con pareti in muratura, pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD, Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti a soffitto. Acustica del locale in generale (ossia un po' con tutti gli impianti che mi è capitato di ascoltarci) tendente all'asciutto e arioso con un problema di risonanze modali attorno ai 100 Hz.

 

Diffusori collocati a circa un quarto della lunghezza della stanza, a circa 1.5 metri dalla posizione di ascolto e a circa 100 cm dalle pareti laterali. Decisamente orientati verso il punto di ascolto.

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