Recensione
Fyne Audio F703
Seguono i commenti del recensore
amatoriale esperto.
Ascolti effettuati a giugno e luglio, con clima
africano, ovviamente in ambiente condizionato sennò saremmo morti noi e poi
sarebbero probabilmente esplose le elettroniche. Abbiamo ascoltato una coppia
di diffusori già usati ma in apparente perfetto stato, e ampiamente usciti dal
periodo di rodaggio.
Commenti di tipo soltanto “pratico” sui diffusori Fyne
F703.
Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare una coppia
di diffusori da pavimento della ditta Fyne Audio della serie F700, quella
subito sotto la serie F1, la top di gamma. Abbiamo già parlato di Fyne Audio
non molto tempo fa, quindi qui evitiamo di ripetere le precedenti
considerazioni. Chi desiderasse informazioni specifiche riguardo la costruzione
e la componentistica di questi diffusori, come di qualsiasi altro prodotto di
cui a noi in questa sede è possibile solamente proporre poche essenziali
impressioni di ascolto, è pregato di cercare in internet, dove con un minimo di
pazienza è ormai possibile trovare di tutto (anche se, a mio parere, con
l’obbligo di stare ben all’erta nel prendere quel che si trova per oro colato,
e casomai verificando in sedi diverse che attribuiscano a persone reali e ben
identificate la responsabilità di quel che viene scritto). Nel caso specifico
dei diffusori Fyne qui in esame si può iniziare dal seguente link:
https://www.fyneaudio.com/product/f703/
Gli F703 sono diffusori da pavimento di dimensioni
notevoli, che richiedono certamente un locale adatto e una adeguata
disponibilità di ambientazione per collocarli in modo da farli rendere al
massimo. Fin dal primo sguardo se ne percepisce l’alto livello della
costruzione, che stando al produttore è realizzata interamente nel Regno Unito,
e si percepisce immediatamente l’elevata classe della finitura e dei
componenti. Sono diffusori a 2 ½ vie in bass reflex verso il basso; come quasi
tutti i prodotti Fyne, di chiara origine, almeno concettuale, proveniente da
Tannoy, hanno il tweeter concentrico al midrange. Midrange e woofer hanno lo
stesso abbondante diametro, e hanno un aspetto decisamente imponente. Ma sono
imponenti i diffusori in toto, pesanti mezzo quintale cadauno, alti più di un
metro e di quasi mezzo metro di larghezza e profondità, con sezione
trapezoidale a spigoli stondati. Il loro costo di listino è ahimè alquanto
elevato: quasi 14mila Euro per la coppia. In questa fascia di prezzo la scelta
è vasta e variegata, e questi diffusori devono vedersela con tanti concorrenti
quasi sempre più blasonati, almeno in Italia. La Fyne dichiara una impedenza
media di 8 Ohm e una sensibilità di ben 94 dB/1W/1m; stando a questi dati di
base gli F703 sono diffusori pilotabili in pratica con qualsiasi cosa, anche se
nei nostri ascolti abbiamo sempre utilizzato finali di potenza piuttosto
agguerriti in fatto di erogazione e con ferreo controllo del basso, che questi
Fyne emettono in maniera molto generosa. I diffusori appoggiano su basi
dall’aspetto molto solido e tecnologico e al tempo stesso eleganti, le quali a
loro volta scaricano a terra su 4 punte con le relative ed essenziali – per i
parquet – sottopunte, molto solide, fornite in dotazione. La morsettiera
permette il bi-wiring e ha connettori di buona qualità e ben distanziati fra
loro. Questi diffusori, come pochi altri che io conosca, hanno anche un
morsetto supplementare per il collegamento di un cavo di massa che dovrebbe
mandare a terra – per esempio quella della rete elettrica di casa se esiste, ma
va bene qualsiasi terra decente – le correnti parassite che possono circolare
nei driver degli altoparlanti. Io sono riuscito a trovare una descrizione,
sebbene vaga, del principio di funzionamento di questi cavi di massa nel sito
di Audiovector, noto produttore danese di diffusori di livello anche altissimo.
Nella descrizione del loro cavo di massa, che si chiama Freedom ed è quello che
abbiamo usato per parte di queste prove, si legge: “(…) è una nuova e
rivoluzionaria tecnologia di messa a terra che risolve il problema della
distorsione indotta dal movimento tra i driver di un diffusore. Le correnti che
scorrono tra i telai vengono elaborate e gestite da un nuovo crossover
separato, che indirizza il segnale al terminale di terra della presa a muro o
del distributore di rete con messa a terra. Contrariamente a quanto si pensa
comunemente, queste correnti causano colorazione e distorsione tra i driver.
Bilanciandole e filtrandole attraverso un filtro separato dedicato e offrendo
la possibilità di collegarle a terra, otteniamo un suono pulito, molto preciso
e significativamente più realistico con un basso rumore di fondo. Riduzione
della distorsione di 3 dB (circa 50%). Filtro speciale dedicato esclusivamente
alla messa a terra. Nessun collegamento attivo. Sulle spine di rete è collegata
solo la terra, nessuna tensione. Rumore di fondo al minimo” (https://audiovector.com/freedom-grounding-cable/;
traduzione di Google Translate). Ovviamente le frasi relative ai crossover
interni riguardano i diffusori Audiovector; non sono riuscito a trovare
indicazioni analoghe su quanto eventualmente presente all’interno dei Fyne F703
e in effetti, per quanto se ne sa, potrebbe anche non esserci alcunché oltre al
collegamento dei cestelli degli degli altoparlanti col terminale di massa.
Invece nel blog del sito Fyne Audio, alla voce “The 5th Terminal”, ossia “Il
quinto terminale”, ho trovato queste informazioni: “(…) parliamo delle bobine
mobili degli altoparlanti. Una bobina mobile è un filo di rame avvolto attorno
a un supporto e fissato alla gola del cono dell’altoparlante; è fissata in
posizione da un centratore per garantire che non si muova lateralmente, ma solo
avanti e indietro. La bobina mobile riceve il segnale audio inviato
dall’amplificatore e genera energia reagendo al campo elettromagnetico del
motore dell’altoparlante. È questo movimento che spinge e tira il cono
dell’altoparlante che muove l’aria per creare le onde sonore che tutti conosciamo
e amiamo come musica. Quindi, questo minuscolo pezzettino di rame, responsabile
di gran parte dei suoni che ascoltiamo, purtroppo può captare interferenze RF.
Agisce come un’antenna che capta l’interferenza, restituendola
all’amplificatore tramite il cavo dell’altoparlante, dove entra nel circuito
dell’amplificatore. La messa a terra del sistema motore e del telaio
dell’altoparlante fornisce effettivamente un certo grado di schermatura da
queste radiofrequenze. Sebbene gli amplificatori abbiano un’impedenza di uscita
pressoché nulla, questa si applica solo alle frequenze audio e non alle
radiofrequenze. Questo può causare bassi livelli di rumore e distorsione
nell’amplificatore, soprattutto se entra nel circuito di feedback negativo e
interferisce con il segnale audio. A seconda del design dell’amplificatore,
alcuni sono più sensibili di altri a questo aspetto, e la posizione gioca un
ruolo importante, ma in ultima analisi può mascherare quei piccoli dettagli che
tutti vogliamo sentire da quel disco preferito ben masterizzato. Ottimo!
Quindi, come ci aiuta il quinto terminale? Per capirlo appieno, abbiamo dovuto
mettere mano all’enorme cervello del Dott. Paul [nota mia: immagino Paul Mills,
il progettista dei diffusori Fyne]. Ripensiamo a una notte di violenti
temporali che abbiamo vissuto tutti. Sappiamo che i fulmini, o l’elettricità,
cercano il percorso più breve e semplice per raggiungere terra, a volte a
discapito dell’antenna TV. Ora, non stiamo certo suggerendovi di andare a
caccia di tempeste con un diffusore e un cavo per altoparlanti in mano! Ma, per
lo stesso principio, questo è ciò che fa il nostro quinto terminale, a volte
chiamato terminale di messa a terra o terminale di terra. Agisce come uno
schermo, creando un percorso di minima resistenza affinché l’interferenza RF si
incanali dal cestello circostante verso terra attraverso l’amplificatore.
Proprio come una tangenziale in città aiuta a liberare il flusso del traffico,
questa ingegnosa connessione manterrà il vostro suono trasparente e dettagliato”
(https://www.fyneaudio.com/fyne-blog/the-5th-terminal/;
traduzione di Google Translate). Nulla di specifico sulla eventuale
componentistica aggiuntiva interna ai diffusori; tutto in verità abbastanza
confuso e oscuro, almeno per me, ma questo ho trovato e questo vi giro. Ora,
sono sicuro al cento per cento che diversi fra gli eventuali lettori di queste
righe insorgeranno rabbiosamente dicendo che siamo pazzi o imbroglioni o
entrambe le cose (e per provocare ulteriormente questi irriducibili informo che
il cavo di massa Audiovector Freedom che abbiamo utilizzato costa ben 730 Euro
di listino …) e che una messa a terra di questo tipo non può avere effetto
alcuno sul suono emesso dai diffusori, eccetera ad nauseam. Qui in Consound
abbiamo ascoltato a lungo l’effetto di questi cavi di massa sui diffusori R3
Arreté di Audiovector insieme ai quali erano arrivati, ne abbiamo parlato in un
video pubblicato tempo fa su YouTube, e abbiamo tutti percepito differenze
udibili. Se sia tutta suggestione – escludendo tentativi di truffe commerciali
almeno da parte mia che non vendo né ho mai venduto alcunché – non ve lo so
dire, ovviamente. Riferisco quel che sento, o quantomeno quel che mi sembra di
sentire: e aggiungo che sia io che Stefano abbiamo insistito per fare ascolti
in cieco aiutandoci l’un con l’altro, arrivando sempre alle stesse conclusioni,
sia lui che io. Questo cavo di massa può fare la sua bella differenza, e prima
di sputare sentenze bisogna ascoltarlo con i dovuti modi, come qualsiasi altra
cosa in ambito audio. Il posizionamento degli F703 nell’ambiente di ascolto è
stato quello che utilizziamo normalmente, con i diffusori ben distanti dalla
parete di fondo. In questo caso abbiamo angolato di una ventina di gradi i
grossi Fyne verso il punto di ascolto, per cercare il massimo risultato su un
fronte in cui un po’ tutti i diffusori Fyne brillano, ossia la messa a fuoco e
la ricostruzione tridimensionale. Inoltre, dato che il nostro punto di ascolto
è abbastanza ravvicinato e basso, e i driver di medie e alte dei diffusori sono
collocati decisamente in alto, abbiamo inclinato in avanti gli F703 agendo
sulle punte sotto le basi, svitando le due posteriori al massimo di quanto
possibile senza uscire dai filetti. A proposito di filetti: anche questi F703,
come credo tutti i diffusori Fyne che appoggiano su spikes, utilizzano –
accidenti a loro – filetti con passo imperiale britannico; pertanto, se vorrete
sostituire le punte con rotelle, onde rendere agevole lo spostamento di questi
grossi mobili, dovrete prestare molta attenzione alla filettatura.
Impressioni generali sul suono dell’impianto nel
locale d’ascolto.
Questi diffusori sono stati inseriti nella catena
audio di livello alto che utilizziamo normalmente per gli ascolti in questo
periodo, con sorgente solo digitale, costituita da uno streamer/DAC con
controllo di volume, connessa direttamente a un finale di potenza. Lo streamer
era pilotato da Roon per ascoltare soltanto files a risoluzione non minore di
44.1/16, quindi non inferiore al CD standard; Roon ci forniva anche un DSP
tarato solo sui modi di risonanza in bassa frequenza della nostra sala
d’ascolto. Il collegamento fra finale e diffusori è stato realizzato con
svariati cavi, sia economici che costosi, sia in mono- che in bi-wiring. Come
già detto in precedenza, abbiamo ascoltato sia con sia senza il cavo di messa a
terra Freedom, della Audiovector. Qui di seguito, per non farla troppo lunga,
riferisco solo le impressioni derivanti dalla configurazione che ci è piaciuta
di più, fra le varie sperimentate, che ha previsto un finale dal suono
relativamente morbido, cavi XLR dallo streamer/DAC/pre al finale pure dal
timbro relativamente più rotondo di altri, e cavi di potenza in bi-wiring
piuttosto costosi e dai gusti molto difficili, che non vanno d’accordo con
tanti diffusori ma che con tutti i Fyne a cui li abbiamo connessi hanno sempre
mostrato una eccellente sinergia dando luminosità e al tempo stesso maggior
controllo all’emissione. Con questi cavi di potenza, a differenza di tutti gli
altri che abbiamo utilizzato, l’inserimento dei cavi di messa a terra Freedom
non ci è sembrato avere particolari effetti positivi – per la gioia di tutti
gli scettici di cui sopra –, mentre con altri cavi di potenza aveva
sistematicamente prodotto un suono più a fuoco e dai contorni più precisi;
pertanto, con questi e solo questi cavi di potenza abbiamo fatto a meno dei
cavi Freedom. Infine, nella parte finale dei nostri ascolti abbiamo inserito anche
un filtro di segnale di rete, e cavi LAN dedicati, fra il server che contiene i
files musicali e lo streamer/DAC. Anticipiamo (spero di poterne parlare in
futuro in modo dedicato) che questi ultimi componenti, che però stando al
produttore richiedono un lunghissimo ma essenziale rodaggio che non abbiamo
ancora avuto il tempo di fare, hanno prodotto già da subito effetti positivi
udibili, specialmente sulla precisione e la rifinitura del suono che si
ascolta. Con questa catena, in ogni caso, è rimasta sempre ben salda la
percezione della personalità strabordante degli F703. La prima sensazione è di
fortissimo impatto emotivo, di un suono “grande” ed emozionante, quasi
drammatico, e di una notevole facilità di emissione pur senza arrivare mai a
infastidire le orecchie. I 94 dB di efficienza si sentono subito, anche se va
ripetuto che abbiamo usato finali di potenza da 150W in stereo su 8 Ohm e
capaci di gestire impedenze anche minime senza problemi. La timbrica risulta
decisamente orientata verso il chiaro, il che, almeno per i miei gusti, rende
questi diffusori più adatti a certi generi che ad altri che preferirei veder
trattati in modo più pacato ed equilibrato. Questa tendenza a un suono aperto
non significa limitazioni di frequenza: il grosso woofer dei Fyne scende fin
dove serve e fin dove le incisioni lo portano, senza la minima difficoltà.
Anzi, devo aggiungere, per amor di completezza, che il woofer di questi F703 è
uno di quelli che maggiormente ha eccitato i modi propri del nostro locale di
ascolto che pure è trattato meccanicamente, rendendo indispensabile, per un
ascolto corretto, l’intervento del DSP di cui abbiamo già detto. Addirittura,
questi woofer hanno emesso frequenze basse ben più udibili di quelle emesse da
un subwoofer attivo a cui li avevamo accoppiati per effettuare misurazioni
sulla risposta del locale di ascolto. La focalizzazione è l’altro aspetto
tipico dei diffusori Fyne, e anche con questi F703, seppure forse in minor
misura che con modelli più piccoli – cosa da attendersi, viste le notevoli
dimensioni del frontale che in linea teorica non agevolano la messa a fuoco –,
risulta notevolissima, con una scena acustica ampia e profonda e con una grande
capacità di localizzazione nello spazio di voci e strumenti. Tuttavia, forse
sono le voci, specie femminili, il punto meno appariscente di quanto sanno fare
questi Fyne: mi è sembrato di sentirle meno dense e meno controllate che con
altri diffusori che ho ascoltato in passato nello stesso ambiente d’ascolto. Ma
si tratta di cose minime, non certo di difetti macroscopici. La musica classica
ci ha dato dei bei grattacapi finché l’abbiamo ascoltata con cavi non adatti
alle caratteristiche degli F703 e soprattutto con un finale dal timbro più
chiaro di quello di riferimento; una volta migliorate le sinergie anche la
classica, se ben registrata, ha dato molta soddisfazione, con un bel senso di
realismo soprattutto per l’ampiezza della scena acustica e per l’aria attorno
agli strumenti. Ma quasi certamente questi F703, come un po’ tutti i componenti
audio di grande classe, richiedono una cura più approfondita del solito
riguardo gli accoppiamenti con elettroniche e cavi, e riguardo la ricerca di
una geometria ottimale della collocazione di diffusori e punto di ascolto.
Servirebbero giorni e giorni, che ovviamente non abbiamo avuto. A questo
proposito, sia io che Stefano riteniamo che un buon valvolare dal suono caldo,
insieme a un cablaggio dal suono luminoso e rotondo, potrebbero mitigare certe
asperità che abbiamo notato in questo progetto di diffusori nella nostra sala
di ascolto. E difatti ricordo una fiera a Monaco di Baviera, qualche anno fa,
in cui nello stand Fyne si utilizzava proprio un integrato Unison Research,
nemmeno al top di gamma, per pilotare magnificamente – nei limiti consentiti dalle
solite perfide salette delle fiere audio –, seppure con pochi watt, dei grossi
diffusori della serie Vintage, o Classic che fosse. L’impressione generale, con
i Fyne F703, è di trovarsi di fronte a oggetti di grandissima classe, di
notevole personalità, non adatti a tutti i gusti e a qualsiasi accoppiamento
con elettroniche e cavi, e decisamente sensibili al lavoro di messa a punto di
fino, potendo risultare quasi fastidiosi se inseriti nella catena sbagliata e
invece estremamente appaganti se ben interfacciati e soprattutto ben inseriti
nell’ambiente di ascolto. Direi che non sono fatti per stanzine da 10 metri
quadrati, né per starsene incastrati ai fianchi di un divano contro la parete
posteriore e magari in due angoli della stanza: diffusori di questo costo,
quando hanno questa classe e queste potenzialità, meritano una attenzione quasi
maniacale a tutto ciò che può concorrere al suono che producono, e sono quindi
da evitare, a mio parere, se non si ha la massima libertà nella loro messa a
punto. Se invece si riesce a lavorarci con calma, e se non si hanno
idiosincrasie per le loro caratteristiche timbriche, questi F703 sono veramente
notevoli, e meritano tutta l’attenzione degli appassionati. Dicevo all’inizio
che sono poco blasonati: ripeto per concludere che Fyne Audio in Italia è
pochissimo conosciuta a causa delle politiche commerciali sia di Fyne stessa
che degli importatori; ciò ovviamente non significa che i diffusori Fyne non
meritino attenzione a priori come molti cosiddetti audiofili ritengono,
ovviamente a torto. Si tratta dei presunti intenditori per i quali vale
infallibilmente l’equazione “fama = qualità” (e
di conseguenza prezzo) … e mi viene in mente, almeno per il mio modo di vedere
e sentire che certamente non sarà condiviso da tutti, McIntosh in ambito audio,
ma anche Rolex, per parlare di un settore completamente diverso (e farmi un
milione di nemici). L’importante è non ficcare mai la testa sotto la sabbia e
dare invece una chance a tutto, quindi tentare sempre di ascoltare di persona e
nelle migliori condizioni possibili.
Conclusioni.
Diffusori da
14mila Euro? l’alta fedeltà è impazzita! i produttori e i negozianti, ormai
stremati e sempre più nostalgici dei favolosi anni ‘80, credono che gli
ascoltatori siano solo vacche da mungere! e vacche ignoranti, per di più! a
casa mia con diffusori autocostruiti da 1000 Euro ascolto che meglio non si
può, e vi sfido a qualsiasi confronto! eccetera, eccetera. Ne abbiamo sentite
di tutti i tipi, di queste osservazioni inutilmente polemiche e spesso
addirittura fuorvianti, anche nell’ipotesi non sempre verificata che siano
espresse in buona fede. Copio qui, con minime modifiche solo formali, la
risposta che Stefano diede ormai tempo fa a uno di questi integralisti su
YouTube, con riferimento alla prova di un diffusore da 12mila Euro di listino:
“Buongiorno (…), proviamo prodotti in varie categorie di prezzo – anche
decisamente economici – spesso con risultati di grande soddisfazione. Lei pensa
che i suoi diffusori da 5000 Euro siano eccezionali e fa bene a goderseli. C’è
qualche appassionato (anche tra i nostri clienti) che reputa la sua spesa
ridicola e considera idiota chi spende 2/3000 Euro per una coppia di diffusori
(quindi ancor più chi ne spende 5000), potendo ottenere risultati di tutto
rilievo con ottime realizzazioni a un terzo o un quarto di tale importo.
Concordo personalmente che la hi-fi di oggi sia ben lontana dallo splendore
degli anni ’80 [nota mia: dipende da cosa si intende. Il mercato degli anni ’70
e ’80 era veramente splendido, specie per i rivenditori; ma il rapporto medio
qualità/prezzo e la conoscenza dell’importanza dell’ambiente e della geometria
di ascolto, e l’attenzione a questi aspetti, mi pare che lo fossero molto molto
meno], ma penso che allora come oggi dovremmo essere disposti ad accettare
anche i gusti e le opinioni degli altri: sia quelli che pensano che spendere
più di 1000 Euro per i diffusori sia da cretini che quelli invece che pensano
che sotto i 50mila Euro non si possano ottenere determinate prestazioni. Buoni
ascolti e buon divertimento, Stefano”. Mi sembra una risposta adeguata ed
equilibrata. Ammesso – e non concesso – che un componente dal costo 10 volte
superiore a un altro dovrebbe avere caratteristiche e prestazioni superiori,
anche se quasi certamente NON 10 volte superiori, purtroppo, e ammesso – e non
concesso – che i progettisti di apparecchi audio sappiano e vogliano fare buon
uso di quel che scelgono per i loro prodotti, rimane solo una questione di
possibilità e di volontà se spendere 1000 Euro oppure 100mila. Sostenere che
spendere 100mila Euro sia da idioti a priori è idiota di per sé, a mio parere. A
volte, specie se non si capisce della materia, la spesa potrà essere
demenziale, ma altre, e credo molto più spesso, sarà giustificata da
prestazioni che soddisfano pienamente il salassato e che non si riescono a
ottenere spendendo meno. L’importante è sapersi orientare, sapere cosa si
vuole, evitare i bidoni, nei limiti del possibile – ma ormai, proprio per il
cambiamento del mercato rispetto a 40 anni fa, i bidoni sono quasi spariti, per
fortuna –, casomai farsi aiutare, con molta prudenza però, da chi ha più
esperienza, ma senza mai credere in modo becero a quel che si sente dire dagli
altri senza prima avere ascoltato con le proprie orecchie, e ovviamente,
infine, restare nei limiti delle proprie possibilità. Questi Fyne F703 daranno
grandissima soddisfazione a chi se li può permettere (abbiamo diversi clienti
contentissimi degli F703) e a chi può permettersi la fatica di una corretta
messa a punto, ma sarà così soltanto per chi li avrà prima ascoltati scoprendo
che per certi versi sono pressoché imbattibili, e comunque scoprendo che vanno
del tutto incontro ai propri gusti. Chi invece li acquista al buio, o alla
presunta luce di recensioni mirabolanti, potrà trovarsi scontentissimo. Non ho
idea del ricarico che Fyne Audio prima, l’importatore poi e infine il
negoziante applichino quando chiedono 14mila Euro (di listino) per la coppia,
ma di sicuro so che se fra tutti i diffusori che costano 14mila Euro di listino
questi fossero quelli che preferisco come suono, se questo fosse il mio budget
e mi potessi permettere la spesa, io li acquisterei al volo. E so anche di
sicuro che se ascoltassi lo stesso suono provenire da diffusori che costano
1000 Euro, e questo fosse il suono che preferisco beninteso, sceglierei
immediatamente quelli da 1000 Euro qualsiasi fossero la loro marca e la loro
provenienza … ma a trovarli!
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Impianto audio formato da:
Locale d’ascolto a piano terra con pareti in muratura,
pavimento su terra, dimensioni 8x4.5x3 circa, fortemente trattato con DAAD,
Tube Traps e altri pannelli diffusori/assorbenti alle pareti e a soffitto.
Acustica del locale in generale (ossia un po’ con tutti gli impianti che mi è
capitato di ascoltarci) tendente all’asciutto e arioso con un problema di
risonanze modali attorno ai 40 e ai 100 Hz.
Diffusori
collocati a circa un quarto della lunghezza della stanza, puntati verso la
parete più vicina, a circa 1.5 metri dalla posizione di ascolto e a circa 100
cm dalle pareti laterali. Orientati verso il punto di ascolto e inclinati in
avanti sempre verso il punto di ascolto.
Seguono i commenti di Stefano
(commerciale Consound)
I diffusori
oggetto della prova sono effettivamente abbastanza massicci. Dal punto
meramente estetico/visivo in una sala di ascolto che supera i 30 mq cominciano
ad essere fisicamente equilibrate, sotto invece, il mio occhio le troverebbe
ingombranti.
D’altronde
si tratta di diffusori alti quasi 120 cm e profondi quasi 50, equipaggiati da
ben 2 coni da 25 cm e che secondo il costruttore spingono in ambiente a partire
da 26 hz. Particolare di questo modello inoltre è l’utilizzo anche il tweeter
concentrico da ben 7,5cm in titanio che differisce anche dai modelli più
piccoli della stessa serie (e ovviamente dal tutte le serie inferiori).
Che dire per
integrare quanto già espresso qui sopra? Mi ritrovo praticamente in tutto ma
forse esprimerlo con le mie parole potrebbe essere utile a chi legge per farsi
una propria idea.
In contesti
favorevoli i diffusori Fyne Audio F703 sono caratterizzati da una ricostruzione
scenica impressionante sia per lo sviluppo dimensionale che per il fatto che
gli esecutori tendono a materializzarsi all’interno del soundstage,
notevole estensione agli estremi banda, imbattibile impatto dinamico (abbiamo
ascoltato tanti diffusori ascoltati in questa fascia di prezzo e oltre che non
riescono ad essere così coinvolgenti) ed eccellente senso del ritmo.
Il medio
basso si fa sentire negli ambienti non adeguati, meno ingombrante invece il
basso profondo pur esteso e potente (da questo punto di vista ci sono diffusori
più piccoli meno ambientabili).
La gamma
media è estremamente esplicita e trasparente. Qualche recensore l’ha definita
particolarmente pura e “da elettrostatico”; per quanto mi riguarda penso che
(come ho notato anche con qualche magnetoplanare nello showroom Consound) tale
“esplicita onestà” deve essere gestita.
La voce di
questi diffusori è aperta e chiara; tale caratteristica, aiutata dalla
notevolissima capacità di ricostruzione scenica, consente un effetto di
“presenza fisica” degli esecutori che in alcuni casi riesce veramente ad
emozionare tanto quanto altri progetti sebbene più costosi difficilmente
riescono. C’è da notare che questo particolare “effetto presenza” caratterizza
in buona parte anche le serie inferiori di Fyne dotate di concentrico che però,
rispetto alle F703, non riescono ad essere altrettanto informative e
diversificate. Il comportamento sonico è giustamente più preciso e più ricco di
sfumature e, a mio avviso, anche più piacevole.
La gamma
altissima è particolarmente coesa con la gamma media che si estende senza
soluzione di continuità. Sempre per fare confronti con le serie inferiori 500 e
500SP (che stanno riscuotendo vari riconoscimenti in giro per il mondo), lo
sprettro alto delle F703 risulta più arioso e rifinito.
Volendo
veramente cavillare, quanto a rifinitura della gamma altissima, esistono alcuni
prodotti già a questo livello di prezzo che potrebbero secondo me riuscire a
rivelare qualche ulteriore micro sfumatura. Mi preme però sottolineare che tali
particolari emergono solo su particolari passaggi perché la gamma alta delle
F703 è oggettivamente estremamente luminosa, notevolmente particolareggiata e
verosimile (come sarebbe lecito attendersi da diffusori che si posizione nella
fascia di prezzo che va dai 10 ai 20.000€).
Per alcuni
degli altri parametri summenzionati, la prestazione della F703 non è
semplicemente raggiungibile da parecchi diffusori che costano anche il doppio.
Tornerei al
carattere complessivo del diffusore che (anche) a mio avviso deve essere
correttamente interfacciato per esprimere il proprio potenziale. In showroom
Consound ci siamo accorti che, per esprimersi come può, l’F703 richiede
abbinamenti contraddistinti da musicalità e raffinatezza ma in grado al tempo
stesso di valorizzare l’incredibile vitalità (nell’amplificazione i muscoli
sono inoltre apprezzati).
Le
differenze tra i risultati ottenibili in diversi contesti sono probabilmente
più marcate rispetto ad altri progetti ed è quindi necessario lavorare
correttamente per evitare delusioni cocenti che si possono tradurre in un suono
sfrontato e per certi versi eccessivo.
Tutto
considerato un diffusore grandioso per molti aspetti, da curare con particolare
attenzione per sfruttarne le potenzialità.
Spedizioni in tutta Italia
Lun-Ven 15-18, Sab 9-12:30 15-19
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